"Il mio padre naturale è lui", e chiede 15 milioni di danni

Citato l’ex patron Superal Egiziano Maestrelli

Egiziano Maestrelli, ex presidente della Lucchese

Egiziano Maestrelli, ex presidente della Lucchese

Firenze, 27 novembre 2016 - A oltre trent’anni dalla nascita di una bambina oggi donna e madre, e un lungo braccio di ferro giudiziario riaffiora in tribunale la storia di una paternità non voluta e mai riconosciuta: Egiziano Maestrelli, storico proprietario di Superal, nel calcio per anni presidente della Lucchese è il padre della bambina, oggi 35enne che l’ha citato davanti al tribunale civile per un risarcimento danni: 15 milioni di euro, 10 come ‘danno patrimoniale’ e 5 di ‘danno non patrimoniale’: mezzo milione per ogni anno di abbandono, di oblio da parte del padre naturale. Ottenuto lo ‘status’ di figlia, lei intende godere degli stessi diritti dei figli dell’uomo, suoi fratelli, nati dal matrimonio di lui. Anche quelli ereditari. Dopo udienze delicate, una tempesta di emozioni, di sentimenti contraddittori, la causa è prossima alla conclusione.

Per arrivare qui si è cercata la verità, una verità documentale, con l’«azione di dichiarazione giudiziale di paternità naturale», attraverso il test del dna, che per decisione della Corte Costituzionale può essere fatto anche contro la volontà del genitore. Risultato inconfutabile. Così il giudice ha potuto stabilire che Egiziano Maestrelli è padre naturale di Ghennet. La sentenza del Tribunale è del 27.12. 2012, passata in giudicato il 28.6.2013. Ghennet è dovuta passare prima attraverso l’«azione per riconoscimento non veritiero» da parte del marito di sua madre; un doloroso disconoscimento di una ‘paternità’ durata tanto fino a quando, alla soglia dei trent’anni, l’ex bambina ha scoperto la verità.

Un atto doloroso perché se è vero che Ghennet è cresciuta senza avere alle spalle il peso economico del babbo facoltoso, è però cresciuta bene. Ghennet prima di ogni azione legale ha scritto a Egiziano una lettera. Il giudice l’ha letta in aula. Ne riportiamo alcuni passaggi. Prima l’unico momento davvero sentimentale di questa storia, che pure è un intreccio tortuoso di sentimenti, è stato proprio di Maestrelli, dopo essersi sottoposto al Dna. Giurano alcuni che alla fine pianse sommessamente, lui già in là con gli anni, in cuor suo chissà, desideroso di rompere il (brutto) incantesimo e abbracciare per la prima volta la figlia. Forse gliel’ha impedito la ‘ragion di Stato’.

Ha una famiglia da tutelare. Così è stata guerra, perché dopo l’accertamento del dna e la citazione di Maestrelli davanti al giudice, il legale di Ghennet, Liliana Talarico ha presentato ricorso per sequestro in corso di causa, e il giudice ha deciso il sequestro di beni di Maestrelli per 2 milioni, a tutela della ricorrente. Cifra poi ridotta. Un braccio di ferro giudiziario a questi livelli è senza esclusione di colpi. Già prima del Dna, infatti, Maestrelli e moglie hanno avviata la pratica di separazione consensuale. Con una diversa intestazione sembra di una buona parte del patrimonio dell’imprenditore. «Dopo trent’anni mia moglie ha saputo e allora ha chiesto la separazione...» ha spiegato l’ex patron Superal.

Nella sua comparsa conclusionale l’avvocato Visconti di Milano, legale di Maestrelli, riepiloga invece i motivi dell’insussistenza del danno patrimoniale e non patrimoniale, semmai l’erronea quantificazione dello stesso e la mancanza di un nesso causale tra «il pregiudizio patito dal danneggiato e la condotta del danneggiante». E in un capitolo addossa certe responsabilità a Luigina Lubritto, madre di Ghennet.

giovanni spano