La casa del clochard è... sotto la strada

Una vita tra topi e spazzatura

La "casa" sotto il ponte

La "casa" sotto il ponte

La Spezia, 26 luglio 2017 - È una dimensione a sé. Ciò che non ci si aspetta di vedere in un posto comune e trafficato da centinaia e centinaia di persone ogni giorno. Ma sotto a un’«innocente» rotatoria, c’è dell’altro. C’è sicuramente più, perché ci ‘scorre’ la vita. Quasi nessuno si è reso conto di nulla. La gente che va al lavoro passa, ma non può rendersene conto. I residenti che ne sono a conoscenza dicono di aver visto alcuni volontari del territorio allungare del cibo alle persone che vivono sotto al ponte, e alcuni agenti delle forze dell’ordine mobilitarsi per avvisarli delle potenziali pericolosità in caso di allerta meteo. Nel frattempo la gente guida intorno a quella che è una vera e propria casa per una cerchia di clochard. Siamo al Felettino, sotto al ponte costruito sopra al torrente Dorgia. E, sotto a alla sopraelevata, c’è un mondo completamente sommerso. Un luogo impervio, pericoloso e difficile da raggiungere. Le entrate sono due: una più agevole, l’altra più lunga e difficile da percorre perché ci sono piante, rocce e altri ostacoli sulla via. Se si guarda dall’alto non si vedono solo gli alimenti, ma anche sedie, tavoli e lenzuola appese alle putrelle. Comodini con sopra bevande, esattamente come si farebbe dietro quattro mura. Stendini, panni appesi, una televisione e delle scale abbandonate sulle rive del torrente. Ci si domanda come siano stati in grado di trasportare tutto quel materiale con premura e cura sotto il ponte. Quando tempo ci possano avere messo. Sicuramente non dei mesi, ma degli anni. Il “bunker” è strategico e da qualsiasi angolazioni lo si guardi è sempre difficile riuscire a ispezionarlo. Si possono vedere topi salire e scendere vicino ai letti dei clochard, piccioni aggirarsi tra un angolo e l’altro del torrente alla ricerca di cibo e acqua. I vetri appesi nel primo spazio disponibile, gli zaini e gli indumenti. Si può intuire il passaggio che sono soliti usare per accedere alle rive del Dorgia: un piccolo sentiero in discesa che porta fino a una tenda legata a mo’ di porta e che impedisce l’accesso ai visitatori, agli estranei. Si possono vedere tante cose, piccoli dettagli. Si può immaginare con la mente e osservare con gli occhi il posto in cui dormono e mentre lo fanno. Ma alla fine, ciò che proprio non si può capire, è come sia potuto succedere. La loro storia che li ha portati a vivere questa realtà la conoscono solo loro, così come le difficoltà che hanno passato e che sicuramente dovranno passare. Quello che invece non si riesce a capire è come mai nessuno sia intervenuto. Eppure, quando era divampato un incendio nel 2015 ai piedi della rotonda del Felettino, era già nota la presenza dei senza tetto alle autorità. Da quel giorno, nulla è cambiato. Si guida, si va di fretta e non ci si ferma a riflettere. Si arriva a casa, si cena e non si pensa più a chi, invece, dormirà sotto un ponte. Alla mercé delle intemperie. Sull’argomento, il neo assessore alle politiche sociali e abitative Gianmarco Medusei, interpellato da “La Nazione”, non si sente ancora pronto a rilasciare dichiarazioni.