Interporto, allarme industriali 'L’ampliamento è a rischio'

Colosso francese vuole i terreni a Campi Bisenzio

Chiarezza: la chiede al Comune di Campi Bisenzio e alla Regione  il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Andrea Tempestini

Chiarezza: la chiede al Comune di Campi Bisenzio e alla Regione il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Andrea Tempestini

Prato, 22 novembre 2017 - «L’ampliamento dell’Interporto rischia di saltare». A lanciare l’allarme è il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Andrea Tempestini, preoccupato dai vari appetiti che si sono sviluppati negli ultimi tempi sui terreni nel territorio di Campi Bisenzio dove dovrebbero nascere le nuove infrastrutture dell’Interporto. Il condizionale è d’obbligo perché rispetto a qualche anno fa sono cambiate le condizioni che hanno portato il Comune di Campi a destinare un terreno di 200mila metri quadri allo sviluppo dell’intermodalità ferro-gomma della struttura di riferimento per la Toscana centrale.

Stando alle ultime indiscrezioni ci sarebbe un colosso francese che vuole utilizzare proprio quei terreni per realizzare un nuovo megastore, con parcheggi pubblici in superficie. Un maxi progetto che porterebbe «ingenti oneri di urbanizzazione nelle casse dell’amministrazione comunale. Tanto ghiotti da spingere la politica a pensare addirittura di modificare il regolamento urbanistico pur di consentire l’apertura del nuovo megastore».

E l'interporto? L’unica certezza è che è in corso dal 2014 (e sembra quasi essere giunta a conclusione) la procedura per la valutazione di impatto ambientale. Iter necessario per dare il via libera al progetto e per consentire all’Interporto di formalizzare l’acquisto dei terreni che ricadono nel comune di Campi Bisenzio. Peccato però che la conclusione della procedura di Via potrebbe arrivare troppo tardi, a giochi già conclusi in favore del colosso francese. «Auspichiamo – prosegue Tempestini – che la tensione ecologista del Comune di Campi, dichiarata rispetto a temi come lo sviluppo dell’aeroporto di Peretola, rimanga in questo caso ben salda e non si faccia condizionare dalle entrate da oneri di urbanizzazione».

Gli industriali chiamano in causa anche la Regione, alla quale spetterà l’ultima parola. «Nella decisione – conclude Tempestini – non potrà essere ignorato il fatto che la società Interporto è oggetto di continue richieste di superfici da destinare alla logistica ma subordinate all’utilizzo della piattaforma ferroviaria, riducendo costi ed emissioni. E non potranno nemmeno essere ignorati gli investimenti sulla Direttissima. Tre anni e mezzo di lavori sulla linea ferroviaria Prato-Bologna per ampliare le gallerie e far passare i vagoni merci. Investimenti di cui potrebbe avvantaggiarsi solo l’Interporto di Bologna, se quello della Toscana centrale non sarà pienamente funzionale»