Inchiesta rifiuti: "Disprezzo per i bimbi, sistema da Terra dei Fuochi, gente pericolosa"

Toner di stampanti e altri scarti pericolosi conferiti nelle discariche, con gravi danni per l'ambiente

I controlli alla Lonzi Metalli (Foto Novi)

I controlli alla Lonzi Metalli (Foto Novi)

Livorno, 15 dicembre 2017 - «Ci mancavano i bambini che vanno in ospedale, che muoiano i bambini. Non mi importa dei bambini si sentano male. Io li scaricherei in mezzo alla strada, i rifiuti». E giù una risata. Chi parla non è statp reso noto. Ma ha l’accento toscano, anzi livornese. Ed questo è il passaggio più scioccante tra le conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Firenze condotta dai carabinieri forestali sull’ennesimo scandalo della terra dei fuochi toscana.

Una cinquantina di indagati in totale e una colossale truffa alla Regione: oltre quattro milioni di «ecotasse» evase nei due anni monitorati. I carabinieri forestali, con le telecamere issate sopra i muri dei centri raccolta di Scapigliato e Piombino, hanno filmato i camion che entravano carichi di rifiuti e uscivano pochi secondi dopo con il medesimo carico, immutato; o ascoltato conversazioni sconvolgenti. che rivelano anche raccomandazioni tra chi forniva i rifiuti e chi li riceveva, chiedendo che fossero abbastanza «triturati» in modo da non rivelare la loro natura.

Oppure, in un altro caso, con la minaccia di classificare i rifiuti come «carico respinto» se non fossero stati ben mascherati. A gestire tutto dal suo quartier generale di via Del Limone è Emiliano Lonzi che aveva ideato il meccanismo perfetto per garantire prezzi concorrenziali sul mercato ai suoi clienti: conferire nelle discariche di Rosignano e Piombino anche i rifiuti che invece necessitano di un trattamento speciale e quindi più costoso.

Il suo ruolo – spiegano gli inquirenti – trova piena conferma nelle intercettazioni. Altro ruolo chiave sarebbe quello del cognato, Stefano Sulceri, responsabile del piazzale rifiuti della Lonzi Metalli e– è la tesi dell’accusa – ha piena consapevolezza di quello che arriva e di quello che riparte dal piazzale dell’impianto.

«In una telefonata – si legge nell’ordinanza – mostra come sia in suo potere accettare o meno un carico di rifiutie come sia sua premura raccomandare che essi non siano maleodoranti». «Ciao, domani uno non troppo Chanel», dice, in codice per indicare un carico di monnezza che non fosse maleodorante, quindi ben camuffabile con gli altri tipi di rifiuti.

La moglie di Lonzi Anna Mancini si occupa della gestione amministrativa e documentale dei carichi di rifiuti sia per Lonzi Metalli che per Rari ed è a lei che Fulceri ordina i quantitiativi di rifiuti pericolosi da trasferire con autocarri della società Rari «faglieli fa’ subito, falli partire».

Per il Gip Pezzuti la pericolosità di Lonzi e soci – secondo il Gip Antonio Pezzuti – risulta evidente: Lonzi è già stato indagato per il reato di trasporto abusivo di rifiuti, la moglie Anna ha giàù subito quattro condanne divenute esecutive (dichiraazione fraudolenta di redditi, omesso versamento di tributi, violazioni in materia ambientale). Per il Gip la sua condotta «denota la convinzione di poter operare in spregio alle norme» ed evidenzia «in maniera peculiare la sua pericolosità». Mentre l’incensuratezza di Fulceri, Del Seppia e gli altri «non dimostra che non siano pericolosi, perché questa può essere desunta anche dai loro comportamenti. Per gli inquirenti la loro è un’associazione a delinquere. Con un giro illecito da 26 milioni di euro