La guerra infinita tra ciclisti e automobilisti

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 24 aprile 2017 - Caro direttore, la tragedia che ha coinvolto il ciclista Scarponi ha colpito tutti. Un ragazzo di 37 anni che muore così non si può vedere. È tornato d’attualità il tema della sicurezza di chi viaggia in bici, e tutti hanno gettato la croce addosso agli automobilisti. Ma hanno davvero colpa sempre loro? Loredana Del Monaco

Cara signora Del Monaco, il caso Scarponi è terribile, e tutti siamo rimasti esterrefatti di fronte alle immagini della moglie del campione marchigiano riversa sul cadavere del marito. In questo caso pare che la colpa del conducente del furgone sia evidente, e lui stesso l’ha ammessa.  Non c’è dubbio che nella ‘guerra’ che Lei evoca i ciclisti fanno spesso la parte delle vittime, e certo occorre tutelarli. Ma non credo che la colpa sia sempre di chi è in macchina. Le strade non sono le loro, ma non sono neppure un circuito cicloturistico o un velodromo, come invece a volte siamo costretti a vedere spesso il sabato o la domenica mattina quando gruppi di ciclisti, quasi sempre molto folti, impegnano la carreggiata e si rincorrono come in gara.  Serve comprensione ed educazione da tutte e due le parti. E rispetto del codice della strada.