Più oratorio e meno piazza virtuale

La "Nazione" risponde ai lettori

Firenze, 23 giugno 2017 - Cara Nazione, ho letto con attenzione e interesse l’inchiesta che avete pubblicato sulla società digitale e in particolare sui rischi che corrono i nostri ragazzi vivendo più la piazza virtuale che i rapporti faccia a faccia. Credo che ci sia una mobilitazione generale che riguarda in primo luogo la famiglia.

Sara Rosai

Gentile signora Rosai, il problema che lei pone è diventato fondamentale per l’educazione dei figli, per farli crescere liberi, per farli diventare cittadini consapevoli, per dargli gli strumenti migliori per le scelte. Tutti devono essere mobilitati in questa significativa operazione educativa: la scuola certo, ma soprattutto i genitori. «Non va bene mettere un divieto restrittivo, come non va bene dare il cellulare in mano a un bambino e lasciarlo da solo - ha detto la psicologa Barbara Volpi al nostro giornale - Non si può dire: ‘Al ristorante gli do il tablet così sta buono’.

Lì per lì funziona, ma poi gli eventuali danni di un isolamento si vedono nell’adolescenza, quando è troppo tardi». Ecco i genitori, anche con l’ausilio di esperti, ma anche mettendo a frutto le altrui esperienze, devono assumersi responsabilità. In poche parole fare i genitori, non delegando. Ricordiamoci meglio due ore passate all’oratorio o al campetto sotto casa che investire la propria attenzione davanti allo schermo del cellulare, nella piazza virtuale. La vita vera è altrove, non dimentichiamolo mai.