"Non rinunceremo ai nostri vitalizi". Diciannove ex consiglieri irriducibili

Ma con il taglio la Toscana risparmierà quasi un milione l’anno

Vannino Chiti

Vannino Chiti

Firenze, 24 ottobre 2016 - Sono diciannove gli ex consiglieri regionali toscani che hanno deciso di difendere il loro vitalizio. Diciannove su ventisei ex cnsiglieri, praticamente quasi tutti e – va detto – grazie al ricorso al Tar e incidentale anche alla Corte Costituzionale per «violazione dei principi quesiti», cioè dei diritti già maturati, anche i sette restanti consiglieri stanno continuando a riscuotere il loro vitalizio.

La questione è tornata alla ribalta della cronaca dopo l’approfondimento di Massimo Giletti su «l’Arena» visto che la Toscana è – a tutt’oggi – l’unica Regione che ha vietato il cumulo dei vitalizi. Dal 1 gennaio 2016 grazie alla legge regionale 74/2015 i consiglieri che riscuotono un vitalizio dal parlamento italiano o europeo si sono visti cancellare quello regionale.

«Di annullare i vitalizi regionali – spiega il presidente del consiglio toscano Eugenio Giani – si è discusso nell’ottobre 2015 alla conferenza nazionale dei presidenti dei consigli regionali ed eravamo tutti d’accordo. A dicembre, però, la legge l’abbiamo approvata solo noi». Grazie a quella legge la Regione ha risparmiato (e per ora accantonato) nel 2016 circa 828mila euro. Nel 2019 i risparmi saliranno a un milione e 31mila euro. Cifra che non sarà ulteriormente incrementata, ma solo ripristinata se necessario.

In tempi di odio assoluto per i vitalizi, i diciannove consiglieri si sono difesi ricordando che la loro ‘pensione’ è frutto di regolari versamenti contributivi. Argomento che Giani per primo boccia senza appello: «Per ogni anno da consigliere hanno versato 36mila euro. Ad oggi la Regione ha in cassa solo 250mila euro di soldi da restituire ai consiglieri». Cifra di molto inferiore alla corresponsione di 26 vitalizi. Fra i 19 ‘irriducibili’ ci sono esponenti di tutte le forze politiche: da Paolo Bartolozzi a Roberto Barzanti, da Ivo Butini a Lelio Lagorio, Passando per Francesco Bosi, Vannino Chiti e Claudio Martini, da Riccardo Migliori a Stefano Passigli, da Marco Taradash a Michele Ventura. E la polemica si annuncia rovente.