Così rinasce il ''Chiesino'' dell'Onda

Sinergia fra Contrada, parrocchia e cittadini

Castagnini e Ascheri

Castagnini e Ascheri

Siena, 31 agosto 2018 - Siena riparte (anche) da qui. Da quel muratore che, in via Duprè, sistema i mattoni antichi. Uno dopo l’altro. E restituisce forma all’angolo del Chiesino dell’Onda. Sfregiato negli anni dagli urti dei camioncini, prima che venisse messa la catena per impedire il transito delle auto. E, forse, anche da chi si divertiva a togliere, pezzo dopo pezzo, quei mattoni intrisi di storia, già spezzati.

Un micro-cantiere ma di grande significato. Perché è dalle piccole cose che nascono quelle importanti, preziose per la tutela e la valorizzazione dei gioielli di Siena. Anch’essi hanno risentito della crisi ma, facendo rete, com’è avvenuto per altre realtà (vedi la colonna e la lupa del Ponte di Romana), nulla è impossibile. «Spero che la collaborazione fra la parrocchia, l’Onda e i cittadini che vogliono bene al loro territorio, possa dare altri frutti. E che la sistemazione del Chiesino non sia che la prima pietra di un recupero complessivo di cui l’antica struttura ha necessità», auspica don Gaetano Rutilo guardando avanti. «Un piccolo-grande gioiello, il Chiesino», aggiunge il sacerdote. Che è correttore (sette volte vittorioso) di Malborghetto. Non è stato difficile trovare l’intesa per l’intervento con il priore dell’Onda Massimo Castagnini. «Ci siamo offerti di rimetterlo in sesto – spiega – eliminando così ogni eventuale problema di stabilità. Oltre ad essere stato danneggiato nel corso del tempo dai mezzi in transito, spesso capitava di trovare anche qualche mattone sbriciolato per terra. Eravamo preoccupati che la cosa si potesse ampliare. Questa è stata la prima chiesa degli ondaioli, ci siamo particolarmente affezionati. Ritenevamo doveroso intervenire direttamente anche se la proprietà è della curia».

Il chiesino, dove fino a qualche tempo fa la domenica si celebrava messa, fa parte della parrocchia di Sant’Agostino di cui monsignor Rutilo è pastore. Grazie a Mario Ascheri e Alberto Cornice, lo scorso anno ha visto la luce un libro «che ha consentito di programmare una ricerca complessiva sulle vicende della chiesa dalle sue lontane origini nel XII secolo e del ‘chiesino’ che l’Onda – spiega Castagnini – vi accostò a fine Cinquecento facendone la sede prediletta della propria devozione per due secoli». Finché a fine ’700 la sede religiosa della Contrada divenne S.Giuseppe. «E’ stato scoperto che in origine era un convento ospedaliero di cavalieri che ospitavano chi si recava in Terra Santa», spiega Ascheri. Che ha fornito i mattoni antichi per sistemare l’angolo della chiesa. «Corrispondevano perfettamente a quelli chiesti dalla Soprintendenza», aggiunge orgoglioso della sinergia. Le Contrade si confermano ancora motore inasauribile di Siena quando c’è da conservare i simboli della storia cittadina. Con i fatti, evitando proclami.