Risarcimenti boom alla Maternità

Ecco quanto paga all’anno Careggi per le ‘cause’ extragiudiziali. Donna morta dopo il parto: le indagini

Un'infermiera in un reparto di ostetricia (foto di archivio)

Un'infermiera in un reparto di ostetricia (foto di archivio)

Firenze, 6 ottobre 2016 -  ERRORI che costano la vita oppure danni permanenti. Tragedie che demoliscono il futuro di intere famiglie e spesso mettono in grave difficoltà anche il percorso umano e professionale dei sanitari che li hanno commessi. Sicuramente la Maternità di Careggi recentemente ha attraversato uno dei periodi più neri della sua storia,al netto di cronache e denunce, lo dimostrano i nudi numeri della contabilità aziendale.

NEGLI ULTIMI sette anni (nel periodo compreso tra febbraio 2009 e settembre 2016) l’azienda Careggi per gli errori medici ha sborsato 31 milioni e mezzo di indennizzo a 554 pazienti danneggiati da chi li aveva presi in cura (per un importo medio liquidato di 56mila euro), per la sola Maternità – nello stesso periodo – sono stati liquidati 29 sinistri per un totale di 5milioni e 900mila euro (con una media di 206mila euro per ogni risacimento).

In pratica la Maternità incide per un quinto sul bilancio degli importi liquidati nell’intero ospedale (tra cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgie generali, ortopedia, eccetera) per via extragiudiziale, ovvero arrivando a un accordo tra l’azienda ospedaliera e il danneggiato oppure la sua famiglia: ormai solo poco più del 5% dei casi finisce in tribunale perché non si trova un accordo nella transazione.

Fare paragoni e classifiche è sempre complicato e imbarazzante, ma se è stata varata una riorganizzazione della Maternità a partire dalle fondamenta, in un documento divenuto delibera regionale, è perché il sistema non funzionava più. E nell’analisi si è tenuto conto anche del numero di errori commessi; detto che l’errore zero in medicina non esiste, si può migliorare.

Se la Maternità di Careggi dal febbraio 2009 al settembre 2016, detto brutalmente, è costata alla Regione 6 milioni di danni, i reparti di ginecologia e ostetricia dei tre ospedali dell’Asl fiorentina (Ponte a Niccheri, Torregalli, Borgo San Lorenzo), che insieme contano un numero di parti di poco superiori a quelli di Careggi (circa 3.400 all’anno), nei cinque anni compresi tra il 2010 e il 2014, hanno fatto tirare fuori alla Regione 166mila euro, dovendo risarcire 10 persone, con una media di 16mila euro a danno.

Ma perché? Che cosa è successo? Qual è il momento in cui è saltata l’organizzazione? Sicuramente hanno inciso la contrazione della spesa, l’uscita per pensionamento del personale ostetrico più esperto, la mancata suddivisione dei medici per specialità e il coordinamento di un dipartimento dove dalle due del pomeriggio del venerdì fino al lunedì mattina restano solo i professionisti di guardia. Probabilmente troppo pochi, dato che nel piano di riorganizzazione è previsto il rafforzamento dei turni con assunzione di 5 ginecologi, ostetriche e infermieri.

La Toscana vanta il miglior dato in Italia per mortalità materna: ogni 100mila bambini nati vivi nella nostra regione, una media di 4.6 mamme non ce la fa. In Piemonte il numero sale a 7.3, in Emilia Romagna a 7.9, nel Lazio a 9.9, per arrivare al fanalino di coda Campania, a 13.4. Per salvaguardare l’eccellenza di un sistema regionale dove anche il Centro di rischio clinico è punto di riferimento in Italia e in Europa, ma soprattutto per la salute dei cittadini, è giusto che la riorganizzazione venga fatta con rigore e rapidità.