Ok su Borghezio. Ma su Calderoli il Pd svendette

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 19 maggio 2017 - Caro direttore, ho visto che il leghista Borghezio è stato condannato giustamente a pagare 50mila euro per le offese alla collega Kyenge. Sono contento che l’europarlamento abbia negato con un voto bipartisan l’immunità a Borghezio, non si trattava di opinioni ma di offese.

Giulio Adelchi

Caro Adelchi, credo anch’io che esista un limite ben preciso tra le opinioni espresse da un parlamentare nell’esercizio delle proprie funzioni, anche se si tratta di opinioni forti e «colorate», e le offese pure e semplici. Troppo comodo per i nostri politici offendere e poi nascondersi dietro l’immunità. Credo che le frasi pronunciate da Borghezio rientrassero nella categoria delle offese, e quindi trovo giustificata la condanna (sulla sua quantificazione non mi esprimo ma il principio mi pare sacrosanto). Sono quindi d’accordo con la decisione dell’europarlamento, e sui voti bipartisan necessari per dare il via libera alla sospensione dell’immunità per questo caso. Ricordo però che il nostro parlamento nazionale, e in particolare il gruppo Pd al Senato, non fece una bella figura quando negò analoga autorizzazione per procedere contro il leghista Calderoli che aveva definito sempre la Kyenge un «orango», frasi che per ragioni di bottega (era il settembre 2015, e c’erano di mezzo alcuni emendamenti per la riforma costituzionale) non furono riconosciute, proprio dal Pd, offese di stampo razzista. Un bel coraggio...