Ataf, biglietti a bordo: esplode la polemica

L’ad Bonora: "All’autista 80 cent ogni ticket"

Un autobus dell'Ataf (foto New Press Photo)

Un autobus dell'Ataf (foto New Press Photo)

Firenze, 4 novembre 2016 - «La vendita a bordo dei biglietti è un buon servizio ai clienti, ma va organizzata meglio, mettendo gli autisti in condizione di svolgerla e non costringendoli ad accollarsi i costi in caso di perdita dei ticket». A puntualizzare cosa non va nel servizio, dopo le polemiche di questi giorni su ticket e multe, sono i rappresentanti della neo eletta Rsu Ataf. «La vendita a bordo serve – spiega Massimo Milli vicecoordinare Rsu Ataf – ed è un ulteriore deterrente contro l’evasione. Gli autisti però hanno il compito primario di guidare: se devono anche vendere, bisogna che ci siano le condizioni per farlo. Non si tratta quindi di eliminare questa formula, ma di migliorarla».

Ma quali sono i problemi per gli autisti? «Sono di due tipi – continua Milli – uno logistico e l’altro economico. Nel primo caso il punto è che ci troviamo spesso a operare in condizioni difficili: con l’autobus fermo in posizioni precarie, auto in divieto di sosta che non ci permettono di accostare, il traffico bloccato alle spalle e magari l’utente che non trova gli spiccioli per comprare il ticket. Dal punto di vista economico ci sono altre difficoltà: gli autisti devono infatti acquistare a proprio carico i biglietti e a volte, nei giorni e negli orari in cui gli uffici interni sono chiusi, non è così banale. E se poi li perdono nessuno li rimborsa del costo». «È un servizio organizzato un po’ ‘alla buona’ – continua Gianluca Mannucci, sempre della Rsu Ataf – e che va ottimizzato. Gli autisti dovrebbero avere modo di fermare il mezzo in sicurezza e avere a disposizione veicoli nuovi e attrezzati: quelli vecchi, per esempio, non sono predisposti per la vendita dei biglietti».

«Lunedì incontreremo la nuova Rsu – replica l’Ad di Ataf, Stefano Bonora – e possiamo affrontare anche questi punti, insieme ad altri più importanti all’ordine del giorno. La vendita a bordo è prevista dalla legge regionale, ma va detto che, pur essendo importante, è un’extrema ratio per l’utenza: Ataf ha una rete di 1200 punti vendita, esiste il biglietto via sms a 1,50 euro e sono pochi quelli che lo comprano sul bus, dove costa 2 euro, invece di 1,20».

«È vero – spiega Bonora – che gli autisti lavorano spesso in condizioni di stress, legate più a un problema ‘sociale’ e ‘culturale’ tutto italiano che all’azienda, ma va anche detto che hanno un buon incentivo per l’attività di vendita, sia con un premio di risultato annuale che trattenendo 80 centesimi a biglietto, ovvero la differenza fra il costo a terra e quello a bordo».