Carrara, 30 giugno 2014 - E’ IL GIORNO della serrata, la prima delle due giornate di «stop» organizzate da Assindustria per protestare contro il piano di paesaggistico, fresco di «via libera» in commissione e pronto per essere discusso domani in consiglio regionale. Secondo il «piano» non si potranno più aprire nuove cave mentre la riattivazione di quelle dismesse da non oltre 20 anni (e l’ampliamento di quelle già esistenti) sarà permessa solo a determinate condizioni. Norme considerate daglio addetti ai lavori troppo «restrittive», che hanno così portato alla decisione della serrata. E per ribadire il «no» al piano Coordinamento delle imprese lapidee, Consorzio Cosmave, Cam, Assindustria, Lega Coop Massa Carrara e Lucca e Consorzio Marmi Garfagnana hanno spiegato i motivi della protesta in una pagina pubblicitaria fatta pubblicare sulla nostra edizione di ieri. Pagina intitolata «non adottate questo piano paesaggistico» corredata da una foto del David di Michelangelo, uno dei dei tanti capolavori realizzati in marmo. «Ogni giorno — l’incipit del testo degli industriali — migliaia di persone da Carrara alla Versilia lavorano direttamente il marmo, in cava o nei laboratori di trasformazione», così come lo lavorano «migliaia fra autotrasportatori, operatori portuali, ingegneri. E migliaia di persone (bancari, assicuratori, commercilisti, commercianti) vendono servizi o svolgono parte delle loro attività legate al marmo». Marmo che viene ammirato «ogni giorni da milioni di persone in sculture, opere, edifici realizzati con i marmi provenienti dai bacini delle Alpi Apuane». Argomenti presi come cardine per chiedere una revisione del Piano paesaggistico della Regione «che mette a repentaglio non solo l’economia del territorio. Siamo per lo sviluppo sostenibile, nel consumo delle risorse abbiamo la cultura del limite».

MA A FAVORE del piano paesaggistico si schiera la segreteria provinciale di Italia dei Valori. «Abbiamo da sempre sostenuto un concetto di limite dell’escavazione del marmo — dice l’Idv — perchè è impensabile che la globalizzazione ci porti via le montagne a blocchi. Abbiamo da sempre sostenuto la necessità di nuove regole, ad iniziare da quelle delle concessioni, che non possono essere che legate al valore della materia e alla creazione in loco della lavorazione almeno in una percentuale da stabilire. Inoltre abbiamo sostenuto da sempre regole ferree sui sistemi di sicurezza e sull’uso di prodotti biodegradabili nella lavorazione in cava e al piano».

L’Idv riscontra come nella legge che viene prospettata dalla Regione questi contenuti per la prima volta nella storia centenaria del settore vengono cosiderati «e possono diventare legge per tutti. Consideriamo questo un fatto positivo, un passo avanti per riportare legalità, salvaguardia dell’ambiente e nuove prospettive di lavoro nel sel settore;creare oggi situazioni di scontro frontale non serve. Anche per questo chiediamo sia agli imprenditori del settore che alle organizzazioni del settore di ricercare occasioni di incontro e di soluzioni condivise». Nel frattempo oggi e domani scatterà la serrata del marmo, per dire no al contestato piano paesaggistico.