CARO DIRETTORE,
le agevolazioni non riescono a far decollare le assunzioni dei giovani. Con il bonus attivo dall’agosto dell’anno scorso, per ora sono stati confermati poco più di 22mila contratti, meno di un quarto dei centomila previsti entro il 30 giugno dell’anno prossimo. Dubito che di questo passo si potrà raggiungere il ‘quorum’, chiamiamolo così. Io credo che per i giovani non si faccia abbastanza: è da loro che si dovrebbe partire.
Giorgio Valgimigli, Stia

MOLTO MEGLIO lavorare in silenzio, senza tanti proclami, soprattutto quando si tratta di giovani, di attese e, purtroppo, di speranze deluse. «Bonus», «Garanzia», nomi accattivanti, ma che devono avere corpo e concretezza. Il primo progetto, messo in campo da Letta lo scorso anno, avrebbe dovuto occupare 100 mila giovani entro giugno 2015. Sul piatto c’erano 794 milioni da destinare alle imprese che assumevano a tempo indeterminato, a fronte del taglio totale dei contributi per 18 mesi. Ma la crisi ha frenato gli incentivi e gli under 29 entrati nel mondo del lavoro sono stati solo 22mila. Il secondo progetto, di dimensione europea, impegnerà Renzi ad una verifica durante il semestre di presidenza. Sempre dopo l’estate. Dovrebbe aiutare i giovani che non lavorano, non studiano e non si formano a trovare comunque una strada. Il premier spera anche di veder approvato entro dicembre il «job act», il piano per riformare il mercato del lavoro in Italia. «Nessuna stabilità possibile se non ci preoccupiamo della disoccupazione», ha detto Renzi ai leader europei. Appunto, preoccupatevi, uscendo subito dall’incerto ambito del possibile e del probabile.