di CHRISTIAN CAMPIGLI e CLAUDIO CAPANNI

Firenze, 29 giugno 2014 - NON CE l’ha fatta Alice Mugnaini, il piccolo angioletto di due anni travolto da un albero all’interno del parco delle Cascine. Ieri pomeriggio, poco dopo le sette, i medici l’hanno dichiarata morta. I genitori, in un estremo atto d’amore, hanno acconsentito all’espianto degli organi. Un gesto di solidarietà e di amore per la vita, arrivato al termine di una giornata drammatica.

Il tempo diventa un nemico imbattibile quando ci si trova in ospedale, in attesa che un medico esca da una porta chiusa e dica che la persona cara è fuori pericolo. Al primo piano del Meyer, nel reparto di rianimazione, ci sono i genitori di Alice, i parenti più stretti, gli zii, gli amici di sempre. Un nucleo la cui vita è stata travolta come un tornado dal destino e dalla sfortuna. Una famiglia che aveva deciso di prendere una boccata d’aria fresca, di dare un’occhiata alla nuova manifestazione sportiva presente all’interno del parco più bello della città. E che, in pochi attimi, è stata travolta dal terrore, dal dolore e dalla morte.
UNA FAMIGLIA che, come fosse stata teletrasportata da un acceleratore temporale, si è ritrovata dopo poche ore davanti a quella porta, al reparto di rianimazione dell’ospedale Meyer. Nessuno ha voglia di parlare. L’unico che si ferma per scambiare due parole è lo zio. «Non abbiamo nulla da dire, tutta la nostra mente, il nostro cuore, le nostre energie sono rivolte ad Alice» ha detto prima che la piccola morisse. Il tempo continua a passare, lento e inesorabile. Sono le tre del pomeriggio. Lo zio esce dal centro medico.

Si allaccia il casco e monta sul suo scooter, un Honda Sh. Si ferma un attimo, giusto il tempo per ricordarci che non sempre esiste un lieto fine nelle storie. Nemmeno in quelle che coinvolgono un piccolo angioletto innocente. «La bambina sta male, non voglio dire nulla, ma sta male». Il volto è pieno di lacrime. Un leggero movimento del polso e lo scooter accelera e se ne va. Dopo alcune ore verrà resa ufficiale la notizia della morte della piccola. Quella notizia che lo zio già conosceva e che il volto di uomo sincero faceva trasparire in tutto il suo orrore.

La notte era trascorsa in preda all’angoscia. La ninna nanna trasmessa in filodiffusione nei corridoi che portano al reparto rianimazione del Meyer era un velo sottilissimo. Bastava appena ad attutire i suoni del dolore e dell’adrenalina purissima che vengono dalla sala d’attesa. Dentro, i familiari della bimba di due anni colpita da un ramo di quasi 70 centimetri di diametro precipitato da un bagolaro alle Cascine, poche ore prima. Non c’era pace. Si pregava in silenzio e si camminava in cerchio per rallentare i battiti del cuore.

LA FRUSTATA delle fronde ha schiacciato il passeggino sbalzando la piccola sull’asfalto e strappando la vita alla zia di 51 anni. Una serata di festa passata in famiglia trasformata in una notte nera senza fine. Il botto secco sul selciato, il sangue e il vomito della piccola. In sala d’attesa si cercava di ricostruire e ripercorrere le frazioni di secondo che hanno preceduto quella che, solo per il momento, sembra essere una tragica fatalità. Gli sfoghi arrivavano sui telefonini dei parenti più stretti. Che ancora non si spiegano il perché di quella bomba ad orologeria esplosa sulla testa di una famiglia gettata di punto in bianco dentro un drammatico calvario. Che parte proprio dalle notizie sussurrate in rianimazione. La piccola dopo l’impatto col ramo sembrava aver perso conoscenza per pochi minuti, poi il risveglio le lacrime e il vomito dovuto allo choc. Ma passati pochi minuti la bimba è svenuta nuovamente in ambulanza ed è arrivata al Meyer in condizioni molto gravi con un forte trauma cranico. Poi, dopo le procedure di legge, la tragica notizia: è morta anche Alice.