Perugia, 8 giugno 2014 - Libero tra un anno. E — con l’attuale problematica sull’imminente chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari voluta dalla legge Severino — con molti dubbi intorno alla misura di sicurezza da scontare. E’ iniziato il count-down per il ‘fine pena’ di Luigi Chiatti, il cosiddetto mostro di Foligno condannato a 30 anni di reclusione per gli omicidi dei piccoli Simone Allegretti (4 anni) e Lorenzo Paolucci (13 anni). A giugno 2015 vedrà aprirsi le porte del carcere «Le Dogaie» di Prato. Il grido d’allarme lanciato dall’Associazione nazionale magistrati sulla difficoltà di applicare le misure contenitive ai soggetti reputati socialmente pericolosi, come Chiatti appunto, ripropone il problema del giovane geometra di Foligno che si definì «il mostro» e che disse che avrebbe ucciso ancora, una volta libero.

La scarcerazione è una pura questione matematica. Chiatti è stato condannato a 30 anni dalla Corte d’assise d’appello di Perugia che ha riformato la sentenza a due ergastoli di primo grado e ritenuto l’imputato semi-infermo di mente. Ma in sentenza i giudici hanno stabilito che, una volta scontata la pena, dovrà trascorrere un periodo in Opg, perché socialmente pericoloso. Chiatti, figlio adottivo con un passato difficile, ha ottenuto tre anni di indulto e cinque anni di sconto grazie alla Gozzini che ‘taglia’ 45 giorni ogni semestre ai detenuti che si comportano bene all’interno dell’istituto di pena. Quindi otto anni in meno. La legge prevede inoltre che, dopo aver trascorso la metà della pena, il detenuto possa chiedere permessi premio temporanei. A Chiatti sono sempre stati negati dal tribunale di Sorveglianza di Firenze (ne aveva chiesti tre), secondo cui non c’erano elementi per poter dire che fosse realmente cambiato e che non fosse più pericoloso. Nell’imminenza della scarcerazione è prevista una relazione di riesame sulla pericolosità. Ma il decreto Severino, secondo l’Anm, mette nuovi paletti. «La pericolosità sociale sarà legata solo alla malattia», mettono in guardia i magistrati.

Al posto degli Opg sono previste — a carico delle Regioni — Residenze sanitarie protette (non ancora realizzate) e che pongono il problema sulla ‘custodia’, oltre che sulla cura. Chiatti era stato seguito per un periodo da uno psichiatra romano incaricato dalla famiglia ma l’accesso alle Dogaie, dopo le prime visite, gli era stato revocato e così il ‘mostro’ segue il percorso terapeutico canonico. Chi ne conosce la storia ricorda che anche il progetto «For Wolf», dedicato proprio a chi, come lui, ha commesso reati atroci, è stato interrotto probabilmente per mancanza di fondi. Del caso-Chiatti si è occupata anche «Segreti e delitti» con un’intervista a Luciano Paolucci (papà di Lorenzo). «Perdono Luigi Chiatti perché conosco le povertà che ha vissuto fin da bambino. Non perdonerei coloro che lo fanno uscire, se non sono certi del fatto che non rifarà più ciò che ha fatto».