Grosseto, 3 giugno 2014 - UN BATTIBECCO davvero spiacevole, perché nato sulla morte di una ragazzina di 17 anni. Su Valentina Col, la pallavolista romana deceduta il 25 agosto scorso all’ospedale San Giovanni di Dio di Orbetello.

 

Nei giorni scorsi a intavolare una discussione su quanto avvenuto, in particolare sulla vicenda giudiziaria, sarebbe stata la sorella della ragazzina Martina Col e un anestesista del nosocomio lagunare. La notizia è stata riportata da un noto quotidiano della Capitale, dove vive la famiglia di Valentina, e poi ripresa da numerosi siti internet. Nel quotidiano sono state riportate anche le frasi twittate dalla sorella e, si pensa, dal sanitario. Che però ieri, alla precisa richiesta della sua direzione aziendale, ha negato di avere mai pronunciato quelle frasi. Di avere mai scritto parole che, in verità, appaiono a dir poco fuori luogo. Per più di un motivo.


«VALENTINA è morta. Amen». E’ una delle frasi che il medico — o chi per lui — ha scritto nella conversazione on-line con la sorella della giovane morta. «Si potrebbe ripetere 20 volte il percorso, ma Valentina muore sempre». A questo punto risponde Martina: «Ah capisco, sei un anestesista dell’ospedale di Orbetello». E lui comincia con il crescendo di affermazioni davvero fuori luogo ed offensive: «Capisci cosa? Scemetta piena di pregiudizi».

 

E come se non bastasse con la rabbia che sta salendo, «Sentiamo un’altra scemenza». A quel punto la conversazione, che è di alcuni giorni fa come si rileva dalle frasi riportate nel quotidiano romano, si interrompe. Ma ormai quelle parole non si cancellano. O meglio Martina non le ha cancellate. Lui, il medico lagunare, nega di averle mai scritte. Così ha risposto alla sua direzione che ieri gli chiesto conto. Ha replicato che probabilmente gli è stato clonato il profilo. Chissà. Ci penserà la polizia postale a confermare o smentire quanto sostenuto.


RESTA l’amara consapevolezza che non ci si fermi ormai più di fronte a niente. Che sia stato davvero lui, come afferma la famiglia di Valentina, o chiunque altro che ci si è sostituito, è stata persa la pietas che non può, non deve sparire davanti a una ragazza che muore a 17 anni. L’indagine sulla tragica fine della pallavolista romana è ora davanti al giudice delle indagini preliminari che si trova a dover decidere su una richiesta di archiviazione della posizione dei 10 indagati, voluta dalla procura, e sulla successiva opposizione presentata dai familiari di Valentina. Ora si aggiunge questo spiacevole episodio. E’ mancato il silenzio. Il rispetto, comunque sia andata, per una vita che si è spezzata troppo presto.
Cristina Rufini