Firenze, 30 aprile 2014 - EGREGIO DIRETTORE, vorrei capire se la mia delusione è solo mia o è condivisa. Mi sarei aspettato altro da un papa che si è presentato al mondo con un semplice e meraviglioso «buonasera» e che ha continuato a stupire per la sua autenticità e spontaneità. Abbiamo assistito invece a un grandioso show in mondovisione, alla spettacolarizzazione del sacro che, forse, nemmeno ai tempi di Giovanni Paolo II. Il pontefice ossequiato dalle teste coronate e dai potenti del mondo.
Ezio Pelino

 

RISPONDE IL DIRETTORE MARCELLO MANCINI

 

LE CONFESSO, signor Pelino, che a caldo ho avuto le sue stesse impressioni. Poi però ho pensato: che cosa avrebbe dovuto fare, papa Francesco, per distinguersi? Per sfilarsi dal cerimoniale pesante al quale è stato costretto? Un conto è rendere più immediato e semplice il rapporto con i fedeli. un altro è rispettare la rigidità del protocollo imposto in queste circostanze. Lei dice: in quella folla di capi di Stato e teste coronate, per come ci ha abituati a conoscerlo, doveva sentirsi fuori posto e avrebbe potuto sottrarsi allo show. Invece credo di no. Perché sarebbe stata una scelta traumatica e una mancanza di riguardo verso gli ospiti internazionali.
In fondo, anche quando ha ricevuto in Vaticano il presidente Obama, si vedeva che papa Francesco era fuori ruolo. La povertà che invoca non stride con queste manifestazioni nè dovrebbe far cambiare il giudizio che anche lei, mi sembra, esprime sul pontefice. Il compito che gli è stato affidato e che si è dato, resta quello di restituire credibilità alla Chiesa, di ripulire il suo mondo dagli eccessi e dalle ipocrisie. Quello che lei definisce «grandioso show», forse è soltanto una solennità necessaria.