GENTILE DIRETTORE, che differenza, tra Italia e Corea del Sud! Non voglio arrivare a veder schiaffeggiare il primo ministro, come è successo laggiù dopo il naufragio nel quale sono morti centinaia di studenti. Ma vedere il comandante di quel natante e i suoi più vicini collaboratori a testa bassa, bersagliati dal giusto dolore e dalla giusta rabbia dei familiari delle vittime fa capire come — visivamente prima che penalmente — gli errori si debbano pagare. Qui da noi Schettino è diventato una star.
N.V., via mail

QUANDO SI DICE la diversità delle culture. Quella orientale molto più “zen”, quella occidentale, la nostra, sicuramente meno meditativa e più impetuosa. Lo schiaffo è una forma di protesta che in quel contesto ha una dignità, a suo modo è anche una manifestazione civile di dissenso e di rabbia. Non so se noi saremmo capaci di comportarci con quella misura, quando il dolore preme il petto e la disperazione che martella le tempie è insostenibile. Penso ai familiari delle vittime della Concordia e a quello che provano ogni volta che Schettino indossa il suo atteggiamento guascone. Nella società dell’apparire, la necessità dell’immagine calpesta il pudore. Schettino che interviene e critica la professionalità del comandante della nave coreana, avrebbe meritato il silenzio: ma le sue parole fanno notizia. E’ la legge dell’informazione. Anche se non sono fra i giustizialisti convinti che il comandante sia l’unico responsabile del disastro del Giglio, anzi credo che sia stato anche vittima dell’abitudine italiana di dare addosso all’untore, bisognerebbe pensare alle vittime e avere rispetto per chi è sopravvissuto. C’è un processo. Quello è l’unico teatro nel quale Schettino, per ora, ha il diritto di recitare.