GENTILE DIRETTORE, la colpa è tutta dei social network, più che della maleducazione o dell’ignoranza. Mi spiego: pochi giorni fa hanno imbrattato il Battistero di Pistoia. Due giorni prima era avvenuto un episodio analogo sulla statua di Piazza Goldoni a Firenze e tempo fa qualcuno ha scritto con il pennarello sulla fiancata del Duomo di Firenze e su Ponte Vecchio. Il fatto è che i giovani oggi vogliono solo visibilità, abituati come sono a mettere tutto in piazza su facebook. E non c’è riparo.
Evelina Varani, via mail

CI SONO UN SACCO di adulti che su Facebook si raccontano tutto. Anche quante volte lo fanno e come lo fanno. Sono in mutande, a tavola, a letto e in ogni luogo. Il «selfie» dilaga, ma questa moderna versione dell’autoscatto, spesso inutile e cafona, ha contagiato in maniera trasversale tutte le generazioni. I bulli fanno i bulli, i cretini fanno i cretini, chi ha da dire cose intelligenti dice cose intelligenti. Un mondo di narcisisti conformisti, che elegge l’emulazione a obbligo e il voyeurismo a regola. Così chi imbratta i monumenti continua a farlo e si fa anche vedere, inconsapevole del danno e anche del rischio di incorrere in reati penali. Il nostro ego, persino quello di cui ci si potrebbe vergognare, se diventa «sociale», è mondato, purificato. Le nostre azioni, anche le peggiori, di fronte al mondo. Ora, subito. In ogni momento. Vuoi mettere? La privacy è un terreno da esplorare e da contaminare, non più da tutelare. Oggi è tutto «pubblico», ma l’esercizio democratico del tweet balla sull’orlo di un precipizio in cui, senza la consapevolezza dell’uso del mezzo, rischiano di cadere per primi i giovani.