Siena, 12 aprile 2014 - ACQUA nera, maleodorante, forse ‘contaminata’; acqua per il cui prelievo gli anziani degli orti e agricoltori locali pagano 70 euro ogni tre mesi alla Provincia, per abbeverare gli animali e irrigare i campi. Da non crederci! Siamo a due passi dal bel salotto senese, siamo fra Acquacalda e Petriccio-Belriguardo. Non è la Terra dei fuochi ma il pensiero vola là quando gli occhi guardano quella pozza di acqua densa, verde e bianca, a dieci metri dagli impianti sportivi. Il viaggio in quello che non avremmo mai voluto vedere parte dalla segnalazione di un cittadino che da anni scrive al Comune denunciando lo stato di fatto e l’incuria di Petriccio vecchio (l’abitato intorno all’arco di Belriguardo). Vasco Galardi, pensionato, lo ha detto in mille modi e scritto a tutti: «La risposta? Io non l’ho mai letta», dice oggi con l’ironia tagliente dell’anziano inascoltato. Il viaggio della coscienza, oltreché amara conoscenza, parte risalendo il fosso di Fontebecci (fosso dell’Acquacalda per altri), a Belriguardo, là dove il rigagnolo passa sotto il viadotto della tangenziale, prima di gettarsi (a una decina di metri) nella Tressa. Risalendo il corso si entra nel bosco. E le acque iniziano ad imbrunirsi: «Quando piove diventano nere - racconta Galardi -; d’inverno è sempre così, d’estate accade per almeno tre giorni dopo la pioggia. Il cattivo odore è intenso».

Siamo andati a ritroso, a monte del fosso e della storia. Ebbene lungo e sotto quella lingua di terra che da Petriccio costeggia la tangenziale senese arrivando fino all’Acquacalda, a fianco degli impianti sportivi, venti anni fa c’era una discarica comunale di inerti (terra di scavo). Era il 1989 quando si iniziò a riempire con terra tolta altrove, da cantieri, quella conca, laddove, in fondo all’area sportiva, avrebbe dovuto essere realizzata una pista ciclabile di collegamento. Un paio d’anni e la conca si riempie, a formare una piccola collinetta. La pista ciclabile e il resto degli impianti (campi da calcio) non si fecero più. La collina si coprì di erba e più avanti il bosco prese il sopravvento. Un caso o no fatto sta che in mezzo alla vecchia discarica di inerti, sotto terra, passa il fosso che nasce a San Dalmazio, è intubato in un condotto del diametro di un metro all’altezza dell’Acquacalda, appunto, e riaffiora poco più avanti, prima di Petriccio-Belriguardo. Caso o no le acque nere spuntano quando il fosso riaffiora da sottoterra. E gli uomini degli orti di Belriguardo oggi non usano più quell’acqua per gli animali. E non perché le galline non hanno più sete. Caso o no, a dieci metri a fianco del velodromo, appena sotto l’area del tiro con l’arco, c’è una grande pozza, una sorta di palude, di una decina di metri di ampiezza, con acqua verde e un alone bianco al bordo. E’ il punto in cui il fosso esce dal tubo e riaffiora dalla terra ‘sotterrata’ venti anni fa. Una scena triste, oltreché assai pericolosa: lo stagno melmoso è in mezzo ad un campo senza recinzioni a dieci metri da impianti quotidianamente assai frequentati, da adulti e ragazzi.

Un caso o no, contaminazioni o scarichi abusivi, la storia racconta anche che qualcuno avrebbe fatto analizzare quelle acque con risultati sorprendenti. Che sia il caso o no di una bonifica non sta a noi dirlo: fatto sta che la competenza dei fossi è della Provincia ma quella delle acque è del Comune di Siena.