Firenze, 11 aprile 2014 - NEL CUORE del centro, alla periferia dell’esistenza. Con l’alcol che placa la noia di chi oltre allo sballo non conosce divertimenti. Con l’alcol che riempie i vuoti di senso. Che impallidisce i valori già sbiaditi. Talvolta, e anche più spesso, fino al pericolo estremo: uno spettro che si chiama coma etilico. Ci finiscono molti in quel vicolo buio. Giovanissimi.

 

Vite a rischio, ogni fine settimana. Con i pronto soccorso a raccogliere promesse di vita appena abbozzate, adolescenti in crisi, adolescenti in fuga. Semplicemente adolescenti.
Per l’amministrazione comunale gestire la movida con la doppia spina che, da una parte c’è la gente che ha diritto di riposare, i residenti ormai esausti delle notti fiorentine, e che dall’altra parte, come fosse un ring, ci sono i ragazzi che hanno voglia di divertirsi, la città che deve vivere anche dopo il tramonto, i commercianti della nightlife che devono lavorare. Esigenze opposte, difficilmente conciliabili.
Il comitato per l’ordine e la sicurezza ha deciso che la movida è una patologia da curare a suon di sorveglianza e pulizia. Ma sempre poco spazio, sinora, è stato dato da politici e tecnici, al problema dei problemi: oltre la pinta di birra, dopo il mojito che mette allegria, dopo il cicchetto della staffa, si può smettere di bere? Perché una gran parte di giovani si tuffa nei percorsi alcolici di ogni tipo traccannando fino a stare male: signori, è questo il divertimento?


Da dieci anni, in Santa Croce, le ‘Sentinelle del mattino di Pasqua’, ogni secondo sabato del mese, da ottobre a giugno, aprono le porte della basilica fino a mezzanotte in una serata di preghiera e di evangelizzazione di strada. Un gruppo di giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, come racconta ‘Toscana Oggi’, il settimanale della Diocesi, avvicina i ragazzi fuori dalla chiesa: un’occasione di incontro dove i giovani missionari si mettono all’ascolto. C’è chi sfotte, chi scaccia. «Ma la maggior parte dei giovani è accogliente — racconta Eleonora, una delle ‘sentinelle’ —. C’è rispetto. Anche fra i non credenti. Poi ci sono quelli che vogliono capire. Che chiedono come si manifesta Dio. Con loro, entriamo in chiesa per una preghiera. Poi lasciamo che scrivano un bigliettino, con la loro domanda nel cesto ‘Gesù ti ascolta’ per poi prenderne un altro dal cesto ‘Gesù ti parla».

 

Questa iniziativa — dal titolo evocativo ‘Luce nella notte’ — nasce sotto il patrocinio della comunità francescana di Santa Croce. «Quando fai l’esperienza concreta dell’amore di Dio — dicono Enrica, Elisa, Maria Maddalena e Loredana, tutte ‘sentinelle’ — ti rendi conto che è un’assoluta necessità quando raggiungi quelle periferie esistenziali di cui parla papa Francesco; a Firenze una di queste è la piazza e la scalinata della basilica di Santa Croce che il sabato sera si trasforma in un ospedale da campo. I feriti? Centinaia di asolescenti e giovani. Le malattie? Vuoto, solitudine, indifferenza, sfiducia, noia, non-senso. le conseguenze? Spinelli, alcol, droga, sballo, violenza». E’ qui che le ‘sentinelle’ cercano di intervenire.
 

 

«E’ un’ottima cosa, le ‘sentinelle’ riescono a contattare tanti ragazzi. Sono piene di entusiasmo e hanno una parola per tutti: riaccendono l’anima — dice il priore di Santa Croce Antonio Di Marcantonio —. Il sabato sera, quando ci sono loro, il degrado diminuisce: aiutano ad accendere una lucee qualcuno viene in chiesa».
Le ‘sentinelle’ hanno una scuola di evangelizzazione al monastero dello Spirito Santo a Bagno a Ripoli (055.631122-331.8325412).