Firenze, 9 aprile 2014 - «Sto morendo», ripeteva Riccardo Magherini, 40 anni, mentre i carabinieri lo immobilizzavano a terra. «Aiuto», gridava forte, tanto forte che i residenti di Borgo San Frediano si affacciarono alle finestre. Uno prese in mano il telefonino e, riparato dalle imposte della finestra, registra quello che sta succedendo in strada. Adesso, quel filmato toccante, è il capitello su cui poggia la controinchiesta condotta dagli avvocati Luca Bisori e Antonio D’Avirro, legali di Guido e Andrea Magherini, rispettivamente padre e fratello dell’ex calciatore delle giovanili della Fiorentina morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo scorsi mentre i carabinieri lo arrestavano al termine di una vera e propria crisi di panico: Riccardo era alterato, forse anche allucinato.

Sicuramente fuori da sè, tanto da pretendere il telefonino di un dipendente di una pizzeria per chiedere soccorso con una tale veemenza da farlo sembrare un rapinatore.

Il pm Luigi Bocciolini ha disposto esami tossicologici ed istologici, i cui esiti, per il momento, non sono ancora stati consegnati in procura. Gli accertamenti serviranno a stabilire cosa avesse assunto Magherini quella notte ma soprattutto perché sia morto.

L’autopsia ha escluso l’arresto cardiaco. Al momento, nel fascicolo inizialmente aperto per morte in conseguenza di altro reato (lo spaccio di stupefacenti) non ci sono indagati. Ma le testimonianze raccolte (una cinquantina), anche bussando ad ogni porta di San Frediano, sembrano conferire nella direzione che comunque ci sarebbero state delle percosse, in particolare calci al fianco e all’addome. La procura ha chiesto che siano identificati i militari che hanno proceduto quella notte.

Intanto il padre di ‘Maghero’ si è rivolto alla polizia postale dopo aver scoperto foto del cadavere del figlio all’obitorio postate sulla rete. Gli agenti della postale indentificheranno agli autori di un gesto che — quali che siano state le intenzioni — potrebbe configurare un’ipotesi di reato.