Lucca, 30 marzo 2014 - IL GUSTO dello scherzo, spinto oltre ogni limite, oppure una vera e propria speculazione? Sparare notizie false, magari catastrofiche, sembra essere redditizio se sui siti internet o sulle pagine Facebook si abbinano le pubblicità a pagamento. Il popolo della rete sembra pronto a recepire qualsiasi notizia, meglio se proviene dai canali non ufficiali. I contatti salgono e la pubblicità pure. Un problema crescente in ogni ambito da quelli scientifici a quelli politici ed economici. La disinformazione, insomma sembra pagare, almeno nel breve periodo.

OGGI C’E’ una ricerca dal titolo eloquente: «L’attenzione collettiva nell’età della (dis)informazione». A firmarla un gruppo di studiosi della «Northeastern University di Boston», dell’Università di
Lione e del «Laboratory of computational social science (CSSLab) del Centro alti studi Imt di Lucca: Delia Mocanu, Luca Rossi, Qian Zhang, Màrton Karsai e Walter Quattrociocchi.

INCONTRIAMO il professore Quattrociocchi nella sua stanza dentro l’ex convento «San Francesco» di Lucca che da pochi mesi ospita i corsi di Imt. Attraverso questa ricerca sono state seguite 2.368.555 persone su social media come Facebook, in particolare durante la campagna elettorale italiana del 2013. I risultati negano la tesi popolare di un’«intelligenza collettiva» che animerebbe la rete, dimostrando invece l’esistenza di un iceberg grigio fatto di «credulità collettiva».

GRANDE LO spazio dei seguaci delle «teorie del complotto» che ritengono il mondo controllato da persone oppure organizzazioni onnipotenti. Partendo da questo arrivano a interpretare ogni smentita alle proprie opinioni come una manovra occulta degli avversari. Insomma la ricerca dimostra come la dinamica sociale di Facebook, mischiando in maniera apparentemente neutrale il vero e il falso porta ad affermare le menzogne sulle verità. Gli attivisti on-line su Facebook evitano di confrontarsi con fonti che contraddicono le loro versioni, persuasi che spargano falsità per interessi spregevoli. Così alla fine il dibattito e il confronto non esistono, le versioni diverse non trovano una sintesi e i «trolls» spacciano battute sarcastiche per notizie vere.

ALLA FINE emerge la preoccupazione da questa «par condicio» sul web fra le fonti autentiche e professionali e quelle prive di autenticità. Il cittadino in cerca di informazioni alla fine dedica la stessa attenzione alle bufale e alle notizie autentiche e validate. Tutto ciò diventa grave quando la notizia falsa promette cure miracolose per qualche malattia incurabile, oppure sistemi per prevedere i terremoti evitando così danni e lutti. Insomma quello che potrebbe essere soltanto uno scherzo, almeno all’inizio, rischia di innescare giri più o meno truffaldini. La ricerca ha preso in esame informazioni e commenti sia sui canali ufficiali, i cosiddetti «Main stream media»; come sui siti di informazione alternativa e sui canali politicamente attivi, prendendo in esame anche un «troll» quale è «Semplicemente me» che su Facebook vanta circa 9.300 «mi piace». <EN><EN>

FRA LE PAGINE di informazione alternativa prese in esame nella ricerca si trovano: «Losai.edu», «Stop alle scie chimiche», «Verità 11 settembre», «Uniti contro le multinazionali», «Condividi la conoscenza», «Informare per resistere», «Contro informazione alternatina», «Orwell 2012», «Haarp», «Contro informazione manipolata», «Informare contro informando», «Smascheriamo gli illuminati». Pagine Facebook che oscillano che oscillano fra i 3.000 e i 770mila «mi piace».