GENTILE DIRETTORE, che significato può avere «la via catalana per l’indipendenza del Veneto»? In Crimea la secessione ha un senso, in quanto gli abitanti sono russi al 90% circa e vogliono altra moneta, altra Patria, altra Costituzione. Il Veneto è Italiano al 101%, vi scorre il Piave «fiume sacro alla Patria» e vanta una città come Venezia, simbolo del nostro Risorgimento. Può il Governatore Luca Zaia proporre la secessione con il movimento «Veneto Stato»?
Francesco Italo Russo, Montecatini

CARO RUSSO, per fortuna non siamo in Crimea, se non altro perché non c’è una Russia che ci vuole annettere, o anche solo una Slovenia che vuole impadronirsi del Veneto. Non ci sono guerre alle porte, insomma. Ma nella vicenda del referendum veneto, a mio avviso c’è di molto peggio. Ci sono infatti degli italiani al 101%, come Lei scrive, che si sono rotti le scatole di stare in Italia. Che certo sono consapevoli della loro appartenenza; che ricordano con piacere e commozione le pagine del Risorgimentio e il sacrificio dei nostri soldati. Tutto vero. Ma che però guardano appena oltre il cortile di casa loro, in Austria, in Slovenia, in Croazia e vedono Paesi che funzionano, in cui lo Stato aiuta i cittadini, le imprese sono incoraggiate a nascere, il fisco è improntato a severa equità. Poi guardano nelle loro tasche e vedono che sono vuote, nelle loro aziende e le vedono affogare nella burocrazia e nelle tasse. Alla fine, ovviamente, non andranno da nessuna parte perché una secessione è roba anche tecnicamente quasi impossibile. Ma a noi resta un segnale forte, che sarebbe sbagliato sottovalutare.