Prato, 23 febbraio 201 4- NON CI sarà da stupirsi se la prossima estate il sindaco di Prato farà un’ordinanza del genere: obbligatorio lavare l’auto e annaffiare i giardini, obbligo di fare la doccia due volte al giorno. Con Bilancino a 69 milioni di metri cubi («Pieno fino al’orlo», dice il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni) non ci saranno problemi di siccità per la piana fiorentina e pratese. Ma nella zona del tessile il problema è contrario: per anni ci siamo stracciati le vesti pensando che la falda sotterranea fosse in via d’estinzione, per colpa del nostro dissennato stile di vita antiecologico.

Poi, di punto in bianco, si è svegliato Giove Pluvio che ha stretto una santa alleanza con la maledetta crisi economica. Una sinergia bestiale: da una parte piove a dismisura, dall’altra migliaia di aziende pratesi che un tempo prosciugavano le risorse oggi non ci sono più. Quelle sopravvissute, a loro volta, lavorano molto meno. Risultato: la falda sale, sale e fa male. La città è seduta su un enorme lago sotterraneo. Al punto che la scorsa settimana ha spaccato l’asfalto di un sottopasso (quello di via Paronese, al Macrolotto) su un importante asse viario. Al punto che una palestra rinomata, l’Universo, accanto al museo Pecci, ha venti pompe idrovore in funzione notte e dì per evitare di allagare il piano interrato. Davanti alla questura, nel 2007, la falda si trovava a 10,5 metri sotto il piano stradale, adesso è a 6,10: è salita di quasi 4,5 metri.
E DIRE che a Prato l’acqua non è mai mancata. Acqua e vento: le prime ditte tessili nascevano lungo il corso del Bisenzio, a nord, in pendenza, così da sfruttare la discesa del fiume per le vasche da tintoria. E poi la stessa discesa veniva sfruttata per svuotarle, così a seconda del colore dell’acqua si capiva come andava la moda: «Toh, quest’anno tira il verde smeraldo, hai visto?». Poi le istanze ambientali e soprattutto quelle economiche hanno fatto nascere qui, primi fra tutti, un acquedotto industriale «monstre» che impedisse alle ditte tessili di prosciugare i rubinetti delle case. Acquedotto salvo.

Già, l’acquedotto: l’allora presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis, in pieno allarme siccità, un paio d’anni fa ipotizzò la costruzione di un acquedotto pratese che evitasse di sfruttare Bilancino. Oggi invece si pensa, al contrario, di creare un senso di marcia inverso sulla cosiddetta «autostrada delle acque» che da Firenze va a Pistoia attraverso Prato, così da portare acqua al capoluogo. Ma il vertice dell’azienda idrica ammonisce: il progetto c’è ma servono decine di milioni di euro. O ci pensa l’Europa, lo Stato, la Regione, o non se ne fa di nulla.