Pisa, 1 febbraio 2014 - QUATTRO metri e 91 centimetri di picco massimo registrato alle 11.45. Dieci ore di paura. Più di mille persone evacuate in tutta la provincia, altre 1500 senza luce, acqua e gas. E una città — Pisa — sbarrata, chiusa, off limits. Presidiata dalla «macchina» della Protezione civile messa in piedi nella notte. E’ successo tutto in pochissime ore. Alle 20 di giovedì il livello del fiume non superava 1,7 metri, alle 4.30 di ieri mattina aveva già raggiunto i 4,08. Con l’«asticella» già sopra lo stato di allerta e uno scenario prospettato dal centro funzionale della Regione Toscana che faceva pensare al peggio: piena variabile tra i 2500 metricubi e i 3.200 al secondo.

Numeri che non si ripetevano dal ’92 e che hanno convinto la squadra della Protezione civile e dei soccorsi (coordinata dal prefetto Francesco Tagliente e dal vicesindaco Paolo Ghezzi) a chiudere le scuole, i ponti (ad esclusione delle Bocchette) e gli accessi alla città transennati in 37 punti. E a posizionare — operazione che è andata avanti a lungo e non senza fatica — paratie e panconcelli a protezione delle spallette. «Siamo consapevoli — ha commentato ‘a freddo’ il vicesindaco Paolo Ghezzi che ha la delega alla protezione civile — di aver scelto soluzioni ‘impattanti’ ma lo abbiamo fatto di concerto e in maniera preventiva in base ad uno scenario estremamente critico che poi, per fortuna, non si è verificato». Una corsa contro il tempo: alle 5 di mattina l’apertura dello Scolmatore, poi la sospensione dell’attività ambulatoriale del Santa Chiara, la chiusura degli uffici pubblici di Palazzo Gambacorti e del tribunale. L’invito per chi abita al piano terra nella «zona rossa» a spostarsi ai piani superiori. Ottanta i paracadutisti in azione sui lungarni, provenienti da due reparti: il 6° Rema e il Capar. Otto camion e due jeep. Per loro il compito di portare sui lungarni i piloni e le paratie per mettere in sicurezza le spallette. Ultimo tratto ad essere stato protetto: lungarno Pacinotti. Intanto in Prefettura la situazione della città e della provincia viene monitorata ora per ora. E’ il prefetto a coordinare i lavori riunendo allo stesso tavolo i sindaci dell’area pisana e tutte le forze mobilitate: alle 11.40 le famiglie evacuate tra Peccioli, Pontedera, San Giuliano e Volterra sono 85. Numero destinato a crescere.

E MENTRE l’acqua arriva fino in centro a Ponsacco per la rottura dell’argine, poco prima delle 16 esplode l’emergenza a Roffia (San Miniato) dove vengono evacuate oltre mille persone persone. Il «cessato pericolo» per la città di Pisa scatta poco dopo le 13. Vengono riaperti gli accessi alla città. Poi l’annuncio: scuole regolarmente in funzione per la giornata di oggi. Alle 19 di ieri sera l’ultimo aggiornamento. «Una macchina che si è messa in moto con tempi di reazione record — così il prefetto Tagliente nella riunione delle 13 con la quale è stato sancito la fine dell’emergenza —: potremmo dire che questo allarme è stato una prova generale per testare il dispositivo che ha funzionato alla perfezione». «Voglio ringraziare — queste le parole del sindaco Marco Filippeschi — tutte le istituzioni che hanno cooperato perchè abbiamo saputo dare una risposta molto positiva con tempi di reazione di minuti, e nel cuore della notte, a una prova di protezione civile estremamente critica». A tarda serata si contano i danni e sono tantissimi: solo per gli interventi di somma urgenza per ripristinare la viabilità provinciale serve un milione di euro, ma il totale della somma necessaria per rimettere in piedi il territorio è più del doppio. L’allerta però non è ancora passata: codice rosso fino a questa sera a mezzanotte.