Lucca, 3 dicembre 2013 - AD OLTRE un anno di distanza dalla tragica fine del piccolo Alessandro Favilla, il bimbo di dieci anni morto soffocato tra le braccia dei genitori il 25 ottobre 2012, la Procura si avvia a dare la stretta finale all’inchiesta che vede indagati otto medici, sei dei quali lucchesi e due romani. Il pm Fabio Origlio ha infatti chiesto al gip di fissare un incidente probatorio per mettere a confronto le ultime risultanze delle perizie. Da un lato quella appena consegnata dal professor Marco Di Paolo, nominato dalla Procura, dall’altro le valutazioni del perito professor Robero Da Porto indicato dai genitori del bimbo, Emanuele e Alessia Favilla, nonché dei periti dei vari medici indagati.


L’INCIDENTE probatorio su cui deve esprimersi ora il gip servirà a chiarire meglio gli eventuali profili di responsabilità e le ipotesi sulle cause della morte del piccolo. Sarebbe finora emerso che Alessandro aveva in corso una polmonite e anche una stenosi della trachea: per questo sarebbe stato soffocato dal catarro in pochi fatali istanti quella tragica mattina dentro casa in via Orzali all’Arancio. Nessuno aveva pensato di ricoverarlo o di approfondire in modo accurato la situazione, nonostante i vari accessi dei genitori al pronto soccorso pediatrico del Campo di Marte, nel giro di due settimane. Il tutto a brevissima distanza da un complesso intervento chirurgico al quale era stato sottoposto a settembre a Roma per ridurre la cifosi della colonna vertebrale.

MA C’E’ dell’altro. Ora agli atti dell’inchiesta è stato acquisito dalla Procura anche un video, una testimonianza importante che risale ad appena sei giorni prima della tragedia. L’hanno consegnato nelle scorse settimane alla Squadra mobile i genitori di Alessandro, ascoltati di nuovo a lungo in Questura. Si tratta di un filmato di poco più di un minuto, ripreso in classe da un’insegnante della scuola elementare di San Lorenzo a Vaccoli. Si vede in primo piano Alessandro che, al suo rientro dopo un delicato intervento chirurgico subìto a Roma, racconta a modo suo l’esperienza ai compagni. E’ la mattina del 19 ottobre 2012. Il bambino è tranquillo e anche gioioso, ma ascoltare il suo respiro ansimante, alla luce della tragedia che accade appena sei giorni dopo, lascia sgomenti. Mentre Alessandro parla, sono infatti evidenti le difficoltà respiratorie e una sorta di fischio ricorrente. Un affanno che per i medici non era però preoccupante.

«SPERIAMO proprio che alla fine di questa lunghissima attesa possa emergere la verità — commentano Emanuele e Alessia Favilla, tutelati dallo studio dell’avvocato Enrico Marzaduri — e che la magistratura riesca a chiarire come è morto Alessandro e chi è responsabile di questa morte. Non può essere considerata come una semplice fatalità la morte di un bambino. Certo non dopo che l’abbiamo portato varie volte in pochi giorni al reparto di pediatria dell’ospedale, sentendoci rispondere da vari medici che eravamo esagerati a preoccuparci. Lo curavano per una semplice bronchite, ma lui era sempre più debole e non migliorava affatto. Eravamo preoccupati, ma non hanno voluto ricoverarlo per approfondire la situazione. Eppure era reduce da un doppio intervento chirurgico in pochi mesi. E respirava in quel modo affannoso. Basta vedere e ascoltare quel video...».