di Cristina Rufini

Grosseto, 26 ottobre 2013 - Il mistero sulla scomparsa di Irina Meynster, colf russa di 47 anni che viveva a Grosseto da circa dieci anni, è durato lo spazio di otto giorni. E’ infatti suo il cadavere ritrovato giovedì pomeriggio a Porto Ercole. Di lei si erano perse le tracce mercoledì 16 ottobre, quando il suo telefono cellulare è stato trovato alla stazione ferroviaria di Roma Ostiense. Appoggiato su una panchina che continuava a squillare e raccolto da un clochard.

Il fidanzato, grossetano, ha poi denunciato la scomparsa e fatto scattare le ricerche. Ma non solo. Si è rivolto alla trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?» per un accorato aiuto, raccontando di avere accompagnata Irina alla stazione ferroviaria di Grosseto e poi di avere da lei ricevuto un sms per tranquillizzarlo. Poi il nulla.

Lui avrebbe cominciato a telefonarle senza ricevere risposta. Eccetto quella di uomo, dopo molti tentativi. Giovedì pomeriggio, invece, la scoperta da parte di alcuni cacciatori di una cadavere di donna nuda, in avanzato stato di decomposizione, abbandonato lungo la scarpata di Punta Ciana, su uno dei tratti più suggestivi di Porto Ercole, all’Argentario.

Gettato via come un sacco e bloccato da una dei pochi alberi che intermezzano la macchia mediterranea. Altrimenti sarebbe finito in una zona inaccessibile. Ieri pomeriggio l’autopsia eseguita dall’equipe dal Dipartimento di medicina legale di Siena avrebbe eliminato i sospetti che hanno assalito gli investigatori subito dopo il ritrovamento del corpo, mancante di una parte della testa. Quel cadavere parzialmente divorato dagli animali e nudo è di Irina.

L’esame del dna, che sarà pronto tra alcuni giorni, dovrà togliere ogni minimo dubbio, ma il fermo del compagno della colf russa, nella serata di ieri, non fa altro che esserne una ulteriore conferma. L’uomo, un grossetano di mezza età, è stato sentito a lungo per ricostruire le ultime ore di vita della donna che sarebbe morta per strangolamento.

Per ore ha risposto alle domande del sostituto Laura D’Amelio, che sta coordinando le indagini, e dei carabinieri. Poi la decisione del fermo di polizia in quanto indiziato di omicidio volontario. Gli accertamenti sono proseguiti con le perquisizioni nell’abitazione dell’uomo e nella sua auto. Alcune ore prima dell’interrogatorio, ieri pomeriggio, un suo ex compagno ci aveva raccontato la sua disperazione.

«Sono stato con lei alcuni anni fa — ha spiegato — E’ una persona eccezionale. Secondo me l’hanno ammazzata. Lei non sarebbe mai scomparsa». Davanti agli investigatori sarebbero comparsi, come persone informate sui fatti, alcune amiche della 47enne e uno dei suoi datori di lavoro, per dare un contributo alle indagini.