Firenze, 1 ottobre 2013 - Peccato che sia di nuovo tutto come prima. Stesso traffico, stessi ingorghi. Soprattutto, stessa mentalità e meccanismi di vita. Peccato. Perchè possiamo dire che i mondiali sono stati un trionfo di organizzazione e di civilità; che si sono confermati un’opportunità per tutti, un guadagno per tanti, un disagio per pochi, un investimento economico e di immagine straordinari per la Toscana e per Firenze.

Ma dobbiamo anche constatare che senza uno scatto da campioni, non sembrano destinati a diventare un modello. Non tanto nella loro parte sportiva, che resterà ovviamente negli annali. Quanto per la dinamica innescata nel tessuto urbano. Che ha vissuto questa settimana in particolare a Firenze in una sorta di day after, di ferragosto posticipato: strade sgombre, mezzi pubblici veloci, ferrovie adeguate.

Certo, per una settimana, si può fare. Si può andare a piedi, in bici, rinunciare a fare la spesa nel negozio preferito perché bloccato dalle transenne. Certo, si può anche andare per qualche giorno al mare o in campagna per evitare guai. Era bel tempo, qualcuno l’ha fatto, una minoranza. E certo è utopistico moltiplicare tutto questo per dodici mesi e per gli anni a venire.

Tutto vero. Ma noi crediamo che sia altrettanto delittuoso lasciarsi tutto alle spalle come se nulla fosse accaduto. Pensiamo, insomma, che quel modello possa e debba trovare a Firenze come in ogni città un suo modo di esistere costante, strutturale. Più vivibile. Senza gli estremismi di chi pensa che quattro pale eoliche possano sostituire il petrolio, o due pedali prendere il posto di quattro ruote e un motore.

Sogni bucolici da Isola di Wight, da erbivori anni duemila. Pensiamo che si debba incentivare la bicicletta, senza sognare modelli nord europei che nulla hanno a che fare con noi. Pensiamo che quei treni aggiuntivi che hanno percorso la Toscana e che hanno fatto risparmiare l’auto a pendolari e turisti, debbano e possano essere in gran parte mantenuti, perché quel costo è certamente inferiore a quelli che elimina.

Pensiamo che i tratti ferroviari che attraversano i centri urbani, spesso dimenticati e arrugginiti, siano invece straordinarie metropolitane a cielo aperto già pronte per essere usate, quando i Frecciarossa si infileranno nel loro tunnel (?).

Pensiamo che lo spettacolo di code chilometriche fatte di auto ognuna con un solo passeggero a bordo sia la fotografia del nostro 'autismo' di cittadini egoisti, convinti di essere dei Robinson Crusoe su isole deserte, e del fallimento del trasporto pubblico, incapace di porsi come alternativa e come modello.

Per farla breve. Può essere normale che il giorno dopo la vita ricominci come prima. Ma ora sappiamo, e anche il sindaco Renzi l’ha detto, che può essere diversa. Faremmo bene a non dimenticarlo. E a farci venire qualche idea.