Firenze, 1 settembre 2013 - QUALE futuro peri nostri giovani? Non credo che possiamo pensare solo al mercato del lavoro, ma anche a quello delle idee se non proprio del pensiero. Sono perciò preoccupato visto che ho letto i dati di iscrizione di uno dei licei classici più famosi e autorevoli d’Italia, il ’Dante’ di Firenze dove hanno studiato Pascoli e anche il rottamatore Renzi. Ebbene, sono in super calo. La preside ha dato la colpa all’abbinamento col liceo musicale che avrebbe mutato l’immagine dell’istituto. Ma non ci sarà anche altro?

Luca Degli Innocenti

 

SECONDO ME è tutta colpa dei nonni: «Cerca una scuola che ti dia subito la possibilità di lavorare». Par di sentirli, stanchi come sono di aiutare figli cassintegrati e nipoti sbandati. Ma si tratta più di uno sfogo che di un consiglio. Dal «classico», con qualche ripassino in fisica e matematica, sono usciti fior di ingegneri e di architetti, mentre chi aveva provato la scorciatoia degli istituti tecnici il lavoro non l’ha nemmeno cercato e all’università ha faticato il doppio. «L’avvenire — commentava a proposito Umberto Eco — è di chi sa ragionare». Ed è indubbio che i classici, la filosofia, gli studi umanistici in generale non solo aprono la mente, ma indirizzano i giovani verso orizzonti culturali più vasti, più aperti, più liberi. C’è anche la possibilità che acquistino un quotidiano e che entrino in libreria. Certo, l’attuale offerta formativa di istituti tecnici e professionali, le decine di indirizzi di studio possibili, i contatti con il mondo del lavoro, consentono un ampio ventaglio di scelte, anche di qualità. Ma non abbandoniamo il «classico»: la cultura è ciò che resta quando si è dimenticato tutto.