Perugia, 30 marzo 2013 - Non ci stanno. I Menenti padre e figlio, Riccardo, 54 anni, e Valerio, 26, negano ogni coinvolgimento nel delitto di via Ricci. Eppure su di loro si concrentano le attenzioni degli inquirenti che li hanno indagati per omicidio pluriaggravato e tentato omicidio. Il più giovane dei due ha un alibi apparentemente a prova di bomba: nella notte tra lunedì e martedì era in ospedale, potrebbe essere uscito al massimo per una telefonata (che lui stesso nega). Il padre sostiene di aver trascorso la notte in casa a Frontignano di Todi. E di non aver mai posseduto un’arma, tantomeno la pistola rinvenuta sul luogo del delitto.

"Col secondo pestaggio subìto da mio figlio Valerio, e una prognosi superiore ai 25 giorni di prognosi, è scattata automaticamente la querela. Per legge. Mi auguravo che succedesse qualcosa nel senso che le forze dell’ordine andassero a parlare con questo ragazzo (Alessandro, ndr) facendo in modo di risolvere un po’ la faccenda, invece questo non è accaduto".

Riccardo Menenti, artigiano di 54 anni, indagato insieme al figlio Valerio, 26, per l’omicidio di Alessandro Polizzi, spiega che fino a qualche tempo fa la vittima e il tatuatore "erano amici". Poi i pestaggi: "La prima volta non l’ha denunciato, neppure la seconda avrebbe voluto ma la querela è scattata d’ufficio. La ragazza, Julia, era presente a tutte le aggressioni. Hanno picchiato a intermittenza, lei andava lì chiedendo scusa a mio figlio. Questa è una cosa un po’ anomala".

Menenti, di origini romane, nei giorni scorsi ha ricevuto un avviso di garanzia firmato dal sostituto procuratore Antonella Duchini. Insieme al figlio è accusato dei reati di omicidio pluriaggravato commesso "ai danni di Alessandro Polizzi" e di tentato omicidio "ai danni di Julia Tosti". Un "atto dovuto", riferiscono in procura, "dovendo procedere ad accertamento tecnico non ripetibile relativo all’esame autoptico del cadavere" della vittima. Secondo le dottoresse Laura Paglicci Reattelli e Anna Maria Verdelli il 24enne Polizzi è stato ucciso da un solo proiettile che lo ha raggiunto ai polmoni, probabilmente lo stesso che ha poi ferito la fidanzata.

"Purtroppo - sono state le parole di Riccardo Menenti - mi trovo catapultato in una situazione pazzesca. Sono tranquillo perché innocente. Certo, tranquillo come si può essere con un’accusa così pesante". Il padre dell’ex fidanzato di Julia ripercorre i rapporti turbolenti tra Valerio e Polizzi: "Prima eravamo in una condizione di vittime dato che mio figlio nel giro di due mesi ha subìto tre aggressioni, e non parlo di liti, ma di vere e proprie aggressioni con minacce tipo: ‘la prossima volta ti faccio fuori’. Poi succede una cosa pazzesca, folle, e improvvisamente ci ritroviamo dalla parte del carnefice. Mi trovo quindi a gestire una situazione non facile, direi completamente folle".

L’indagato fa riferimento agli "screzi tra i ragazzi". Le cause? "Probabilmente è la ragazza, che è stata prima con uno e poi con l’altro. Se esistono complicanze oltre a questo, a dire la verità, non lo so. Forse c’è qualcos’altro ma io non lo so, non riesco a capire".

Menenti padre si dice estraneo alle accuse che gli vengono mosse: sostiene di essersi trovato lontano da via Ettore Ricci quando è avvenuto il delitto. "Stavo a Todi e ci sono rimasto fino alle 7 di mattina, ci siamo mossi per andare da Valerio in ospedale perché doveva essere operato. Non ci possiamo allontanare molto, perché con noi vive mia suocera invalida". Inoltre Menenti aggiunge di non possedere alcuna pistola, sforzandosi di essere tranquillo nonostante le pesanti accuse.

Un’idea sull’accaduto Riccardo Menenti dice di non averla. "Se conoscevo Julia? Certo, lei prima stava con Valerio ed è ovvio che la conoscessi bene, il ragazzo (Alessandro Polizzi, ndr) lo conoscevo perché è anche stato cliente di Valerio allo studio di tatuaggi, l’ho visto più volte. Cosa penso adesso? Provo grande pena, una tristezza infinita".
 

E.B.