Perugia, 6 marzo 2013 - Un uomo, poco prima delle 13,  si è introdotto negli uffici della Regione a Perugia, in piazza del Bacio, e ha sparato a due impiegate: una è morta, l'altra, fin da subito gravissima, è deceduta poco dopo. L'uomo si è poi recato in un'altra stanza nello stesso edificio e si è suicidato. Una delle due vittime era precaria. Le donne uccise lavoravano al quarto piano dove si trovano anche gli uffici del settore formazione.

L'uomo ha sparato con la sua pistola Beretta nove per 21 semiautomatica regolarmente denunciata: avrebbe esploso una decina di colpi. Alcuni si sono conficcati nelle pareti di una sala riunioni, del corridoio e altri in quella dove l'uomo si è suicidato. Sono state portate all'obitorio dell'ospedale di Perugia le salme delle due impiegate uccise oggi negli uffici della Regione Umbria. I primi rilievi medico-legali hanno intanto evidenziato che le due donne sono state colpite alla testa e al tronco da distanza ravvicinata
 

CHI E' L'OMICIDA - A premere il grilletto Andrea Zampi, un piccolo imprenditore perugino di circa 40 anni. L'uomo, secondo quanto appreso, sarebbe titolare di una piccola impresa di formazione nel campo della moda cui la Regione non avrebbe confermato l'accreditamento per alcuni corsi di formazione.

Secondo una prima ricostruzione, sembra che l'omicida sia entrato negli uffici, abbia sparato un colpo in aria, poi si sarebbe chiuso nella stanza con le due donne sparando loro. Poi si sarebbe spostato in un'altra stanza e li' si sarebbe tolto la vita.

IL TESTIMONE - "Ho sentito dei colpi vicino al mio ufficio, mi sono chiuso dentro, nascosto sotto la scrivania". E' un impiegato che si trovava a poche stanze di distanza dove sono state uccise le due colleghe, al quarto piano degli uffici della Regione Umbria, a raccontare quei tragici minuti. "Ho sentito sparare anche in corridoio - prosegue - urlava: 'Mi avete rovinato, ne ho gia' fatte fuori due'. Allora ho temuto il peggio". "Mi sono accorto che l'omicida si era suicidato - racconta l'impiegato - solo quando e' arrivata la polizia, che ha aperto le porte degli uffici. Ho vissuto i momenti piu' tragici della mia vita".

CATIUSCIA MARINI LASCIA ROMA - Il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha deciso immediatamente di rientrare a Perugia da Roma, dov'era impegnata nei lavori della direzione nazionale del Pd.

LE INDAGINI - Sul luogo della sparatoria è arrivato il sostituto procuratore Massimo Casucci, che coordina le indagini. Anche il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, e' entrato negli uffici della Regione, dove si trovano ancora i corpi delle due impiegate e dell'uomo che le ha uccise per poi togliersi la vita. Ha lasciato il palazzo della Regione, invece, il questore Nicolo' D'Angelo.

CHI ERANO LE DUE VITTIME - Margherita Peccati, 61 anni, di Città di Castello e Daniela Crispolti, 46 anni sono le due impiegate della Regione Umbria, uccise questa mattina da Andrea Zampi. Secondo quanto si apprende, la 61enne era prossima alla pensione, mentre la 46enne, originaria di Todi, era impiegata precaria.

LUTTO CITTADINO - Il comune di Perugia ha deciso di proclamare il lutto cittadino. "A seguito dei drammatici fatti avvenuti nella sede della Regione Umbria, al Broletto - si legge in una nota - il Comune di Perugia ha deciso di annullare tutte le manifestazioni pubbliche in programma per oggi e proclamare il lutto cittadino". 

IL SINDACO DI PERUGIA - ''E' una tragedia immane, frutto di un clima orribile legato all'attuale situazione economica'': cosi' il sindaco di Perugia Vladimiro Boccali uscendo dagli uffici della Regione dove due impiegate sono state uccise da un uomo che si e' poi suicidato. ''E' una tragedia orribile - ha detto ancora Boccali - per le loro famiglie e per tutti noi. Uno dei momenti piu' brutti. Dovremmo riflettere tutti, a partire da voi''.

LA CGIL: "UNA TRAGEDIA INACCETTABILE" - "Oggi una tragedia inaccettabile si è abbattuta sul lavoro pubblico. Due lavoratrici, due donne, di cui una giovane e precaria, sono rimaste vittime di un folle gesto di violenza perpetrato da un uomo, poi suicidatosi". Lo affermano il segretario regionale della Cgil Umbria, Mario Bravi, e il segretario della Fp-Cgil, Vanda Scarpelli. "Nello stringerci attorno ai familiari delle due lavoratrici uccise - aggiungono - pur senza stabilire un rapporto meccanico con questo gesto di follia, ribadiamo l'esigenza di contrastare il crescente clima di criminalizzazione del lavoro pubblico, mettendo al contempo in atto tutte le azioni possibili e necessarie per combattere gli effetti sociali devastanti della crisi economica e arginare il clima di tensione montante nel Paese". In seguito ai drammatici eventi odierni, la Cgil di Perugia ha rinviato a data da destinarsi l'iniziativa prevista per domani pomeriggio.

IL PRECEDENTE A LIETO FINE - La sparatoria di Perugia ha un precedente fortunatamente conclusosi non in maniera tragica il 3 maggio dello scorso anno a Romano di Lombardia in provincia di Bergamo. Un uomo di 50 anni, un piccolo imprenditore della zona, aveva fatto irruzione armato di fucile nella sede dell'Agenzia delle entrate e preso in ostaggio 15 dipendenti. Poco dopo ne aveva liberati 14, ma ne aveva tenuto uno sotto tiro per quasi sei ore, Luigi Martinelli, 54 anni, imprenditore originario di Calcio, in provincia di Bergamo. L'uomo si arrese al vice brigadiere, Roberto Lorini, della locale compagnia dei carabinieri, e a un militare del Gis, arrivato da Livorno. L'incubo era iniziato intorno alle 16 con l'irruzione del sequestratore nell'ufficio. L'uomo aveva esploso un paio di colpi in aria, che non avevano ferito nessuno. Le forze dell'ordine intervenute sul posto avevano avviato un dialogo con il 50enne che raccontò di essere disperato per motivi economici e per il rilascio degli ostaggi pose come unica condizione quella di poter incontrare dei giornalisti per raccontare la sua storia.

I CRIMINOLOGI: "INFLUISCE LA CRISI - "Un classico caso di mass murder, un fenomeno molto diffuso negli Stati Uniti ma non finora in Italia". Così Vincenzo Mastronardi, docente di psicopatologia forense all'Università La Sapienza di Roma, giudica l'omicidio-suicidio avvenuto a Perugia. "Un fenomeno - aggiunge - in aumento a causa della crisi e che appare destinato a peggiorare proprio per la situazione economica". "All'Università La Sapienza abbiamo condotto uno studio sui suicidi in Grecia e in Spagna - riferisce Mastronardi all'Agi - e abbiamo riscontrato una crescita a dismisura dei casi rispetto al periodo pre-crisi. Sono dati preoccupanti che hanno stupito anche noi". Secondo Mastronardi, i fattori da tener presente nei casi di 'mass murder' (omicidio di massa) sono tre: "prima la depressione, quindi il narcisismo, che rappresenta la miccia per far esplodere la tragedia; infine, la bassa soglia di tolleranza". E proprio la prima condizione, cioè la depressione, scaturita a volte dalle difficoltà finanziarie, sta diffondendosi sempre di più tra gli europei. "Finora in Italia - osserva ancora il criminologo - sono stati più frequenti i 'family murder' mentre negli Stati Uniti capita più spesso che qualcuno, in preda ad una crisi depressiva, entri in un locale pubblico, compi un omicidio e poi si suicidi o si procuri la morte, scatenando l'intervento della polizia".

Anche per il criminologo Francesco Bruno, fatti come quello avvenuto a Perugia "sono sempre più frequenti da 4 anni a questa parte e diventeranno ancora più numerosi". "In una realtà repressiva e persecutoria - è l'analisi di Bruno - le persone sono sempre più esposte ai colpi della depressione". "Negli ultimi 4 anni - fa notare lo studioso - la crisi ha provocato molti suicidi e proteste forti, come quelle dei minatori sardi e degli operai dell'Ilva di Taranto. Ci troviamo davanti a situazioni spaventose che non lasciano spazio a soluzioni; un 10% di individui non sono in grado di affrontarle e si ammala. La malattia può concludersi con la morte propria o di altri". "Ma in Italia - aggiunge - la malattia mentale non è sorvegliata da nessuna entità". Secondo Bruno, episodi di omicidio-suicidio come quello di Perugia avvengono solitamente "nella piena maturità, intorno o dopo i 40 anni", proprio l'età dell'imprenditore umbro.