Grosseto, 1 marzo 2013 - Incalzano le polemiche sollevate dal manifesto choc comparso ieri sui cartelloni pubblicitari in zona stadio a Grosseto raffiguranti sotto la scritta "Chi mangi oggi?" un bambolotto a pezzi confezionato come può essere un pollo del supermercato. E dopo Emilio Bonifazi, il sindaco di Grosseto, che ha definito "certamente privo del minimo buon gusto'', anche l'Istituto degli Innocenti di Firenze oggi si è espresso sulla scelta di raffigurare un bambolotto con fattezze molto simili a quelle di un bambino: ''Crediamo non siano più tollerabili strumentalizzazioni del corpo e dell'immagine dei bambini come quella comparsa nella campagna realizzata da alcune associazioni vegane".

Lo stesso garante dei minori della Toscana, Grazia Sestini, ha annunciato oggi che segnelarà il manifesto alla procura della Repubblica di Grosseto per valutare se ''esistono gli estremi per un'azione sulla base dell'art. 528 del codice penale e dell'art. 15 della legge sulla stampa (pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante)''.

Il sindaco di Grosseto aveva sottolineato: ''Giocare con il corpo dei bambini, anche se attraverso una bambola, è intollerabile e come sindaco mi sento in dovere di condannare un uso tanto improprio di uno strumento pubblicitario, anche se semplicemente per diffondere la cultura vegetariana. I bambini vanno tutelati come, non a caso, prevede la legge e nel caso di questi manifesti apparsi in città siamo decisamente andati oltre".

Alessandra Maggi, presidente dell'Istituto degli Innocenti, ha poi evidenziato: ''Anche se la foto ritrae una bambola l'obiettivo del messaggio è chiaro: sfruttare le sensazioni comunemente trasmesse dall'immagine di un neonato: tenerezza, innocenza, fragilità. Si tratta di una pesante violazione di diritti fondamentali del bambino, e come tale non può passare sotto silenzio''.

Anche secondo il garante Sestini ''al di là dello sconcerto che l'immagine di un bambino-bambolotto confezionato come prodotto alimentare possa provocare nella sensibilità delle persone, qui siamo in presenza di una palese violazione di principi fondamentali e pur in assenza di una legge che limiti e punisca campagne di questo tipo, non possiamo accettare che atti così gravi rimangano totalmente impuniti''. Infatti, per il garante toscano il manifesto ''non è solo una offesa al comune senso del pudore'' ma ''viola palesemente i diritti umani'' perché ''pur rappresentando una bambola, e quindi una cosa fittizia, l'immagine è talmente somigliante al reale che può indurre confusione''.

Intanto, gli autori del poster, l'associazione Campagne per gli animali, si ritengono soddisfatti nell'esser riusciti a catturare così tanta attenzione sul tema. L'idea del bambolotto confezionato come un pollo nel reparto macelleria del supermercato in realtà ha origini ben più lontane. Gli ideatori si sono infatti ispirati a un'installazione che un gruppo di attivisti, Topo Operaio, aveva organizzato a Bologna a 'Vegetariando' nell'estate del 2007. Alla sagra era stata allestita una vera e propria macelleria umana composta da bambolotti a pezzi in vaschetta, scatolette con marchio HUMAN, ed esseri umani confezionati.

Secondo Dora Grieco, una degli autori della campagna: "Si vede benissimo che si tratta di un bambolotto e non di un bambino, in realtà la polemica è nata molto anche dai titoli dei giornali che hanno subito parlato di bambini a pezzi, invece che di bambolotti. Immagino che nelle stanze di molti bambini, i genitori vedano bambolotti fatti a pezzi".

Al centro della campagna il concetto di antispecismo, ovvero l'idea che non ci sia differenza tra la sofferenza di un animale e quella di un essere umano. E' su questo aspetto che Campagne per gli animali vuole far riflettere le persone autofinanziandosi le proprie campagne. Si tratta infatti di un'associazione di esperti nel settore della comunicazione, composta da tre professionisti: Adriano Fragano, presidente; Dora Grieco e Roberto Politi entrambi soci fondatori dell'associazione fiorentina Progetto Vivere Vegan. Per pubblicare e diffondere le loro campagne il gruppo si autofinanzia con iniziative di raccolta fondi.

"E' la prima volta che affiggiamo veri e propri manifesti. Solitamente compriamo gli spazi pubblicitari su riviste con l'idea che le nostre campagne compaiano magari accanto alla pubblicità di un prosciutto o qualche altro alimento animale", spiega Dora Grieco. "Le nostre campagne precedenti per lo più raffigurano immagini realistiche di allevamenti o altri contesti di sfruttamento degli animali- prosegue-. Questa volta abbiamo voluto giocare un po' con l'immagine del bambolotto impacchettato e confezionato per ricordare che gli animali sono come noi esseri senzienti. Ne vengono uccisi milioni ogni giorno senza che nessuno si domandi se soffrono".

E rispetto alle polemiche suscitate dai manifesti Dora Grieco sottolinea come in passato siano state fatte tantissime altre campagne non animaliste con immagini anche più scioccanti: una per tutte quella commissionata qualche anno fa dalla Asl di Treviso a Fabrica contro l'abuso di alcol nelle donne in gravidanza che raffigurava il feto di un bambino in un bicchiere di spritz. La differenza, secondo Dora Grieco, è che probabilmente "diamo un po' fastidio, perché le persone si sentono tranquille a consumare la carne".