Firenze, 1 febbraio 2013 - Cara Nazione,è mai possibile che le nostre Università, da sempre fra le migliori del mondo, siano cadute così in basso da perdere 50mila iscritti negli ultimi anni? Mi ricordo quando venivano da tutto il mondo a studiare in Italia: oggi assistiamo alla fuga dei cervelli, ma anche al dilagare dell’ignoranza fra quelli che restano. Per rinascere dovremo curare meglio la preparazione degli allievi e riscoprire il valore della meritocrazia. Impresa che al momento mi pare molto difficile.
Andrea Lorini, La Spezia

Il suo giudizio sulle nostre università, caro Lorini, ci sembra un po’ troppo disfattista. Sarebbe un errore dimenticare le mille giustificazioni. Prenda i finanziamenti ridotti e con essi le difficoltà che incontra la didattica. Del resto, la cosiddetta fuga dei cervelli, cioè il fenomeno dei nostri giovani migliori che se ne vanno all’estero, è provocata proprio dai maltrattamenti che i governi nazionali di varia estrazione riservano alla fabbrica del futuro (così dovrebbe essere intesa l’università, da un Paese che vede lontano). Aggiungiamo poi che il livello dei nostri atenei è ancora molto alto, uno standard da difendere e migliorare. Noi non ci attaccheremmo al fresco dato dei 50mila iscritti in meno, per sostenere la sua tesi. Ci lasci pensare che si tratti, in buona parte, di studenti fuori corso, parcheggiati nelle aule dei nostri atenei, le cui famiglie si sono stancate di mantenere, ora che è anche più complicato tirare avanti. In questo caso, forse, non tutto il male viene per nuocere e questi giovani potranno provare ad anticipare almeno la ricerca di un lavoro alternativo allo studio. Insomma: proviamo a criticare di meno e sperare di più.