di SAMANTA PANELLI

 

Empoli, 28 dicembre 2012 - QUATTORDICI paddock su un terreno di un centinaio di ettari, 65 cavalli, un terzo dei quali con un passato ‘sfortunato’. Tra le colline e i boschi alle porte di Montaione c’è l’Italian Horse Protection Association, che si occupa della tutela di cavalli e altri equini. «In tre anni di vita restiamo l’unico centro del genere in Italia — dice Sonny Richichi, responsabile organizzativo Ihp, uno dei fondatori del centro con il presidente e proprietario della tenuta Antonio Nardi Dei da Filicaja Dotti, e Adolfo Sansolini — Gli obiettivi? Tutela del cavallo sotto ogni aspetto, normativo e culturale. Agiamo attraverso denuncia, verifica di segnalazioni, collaborazione con le forze dell’ordine, promozione di nuove leggi, assistenza ai sequestrati, ma anche con la divulgazione di conoscenze veterinarie ed etologiche per diffondere la cultura del giusto modo di relazionarsi a questi animali».

 

Una storia particolare quella che ha intrecciato il destino di Sonny, impiegato in banca per 14 anni, con l’Ihp. «I primi contatti sono stati con la fondazione quando ero volontario alla Lav (sua la presidenza nazionale per 2 anni), poi ho lasciato il posto fisso, sono venuto qui ed è nata l’associazione».

 

CAVALLI anziani da spostare dal pascolo alle stalle per il cibo extra, cure veterinarie, fieno per gli ‘asmatici’ da cucinare nell’apposita vaporiera e pulizie: è la routine, salvo emergenze, dei volontari. «Si parte alle 8.30: tutti alle scuderie per la divisione dei compiti — spiega Irene Calvani, 27 anni di Montaione, uno dei punti fermi della Ihp — La mattinata si conclude verso le 11.30. Nel pomeriggio stesso giro finché non fa buio. Come sono arrivata qui? Facevo il grafico ma avevo una gran passione per i cavalli: ho adottato a distanza Gina e mi sono innamorata del posto e delle sue finalità. Alla fine ho scelto di lavorarci».

 

Sei i volontari che a turno si occupano della struttura, tante le richieste soprattutto in estate: il soggiorno a Filicaja è gratis in cambio delle ore spese tra paddock e stalle dove tra i tanti ospiti ci sono Luna, che una cura ad hoc ha reso libera dopo sette mesi di tracheotomia, e Petit il più ‘anziano’ con i suoi 32 anni. Tante le storie da raccontare come quella dell’asino Domingo, che aveva la cavezza infilata nella pelle e gli zoccoli deformati. Nella stessa operazione di sequestro arrivarono anche la mucca Nerina, due cavalle, due pony e il bardotto.

 

«Tutto è partito con la fondazione, con 13 cavalli tenuti in condizioni non idonee che decisi di acquistare, sbagliando — racconta Antonio Nardi Dei, presidente Ihp — comprare animali mal tenuti è come premiare chi li maltratta, quindi seppur con i migliori propositi è un errore da non commettere. Prima è nata la fondazione, più piccola, poi l’associazione che di fatto agisce su un bacino nazionale di 400mila equini».

 

Una realtà in cui il volontariato è determinante. Una pausa di riflessione dopo la fine della scuola superiore è stata la molla che ha portato a Montaione Renate Braathen, 19enne norvegese: «E’ la prima volta che vengo qui: volevo fare volontariato in un centro che si occupasse di cavalli e tramite internet ho trovato Filicaja. Ho una grande passione per la tutela dei diritti degli animali, un settore che spero possa diventare il mio futuro». Tra le volontarie internazionali c’è anche Frida Martinsson, 20 anni, svedese, che ha conosciuto l’associazione attraverso le pagine di una rivista. «L’articolo raccontava proprio l’esperienza ‘da volontaria’ di una ragazza. La cosa mi ha incuriosito così ho mandato una mail per candidarmi ed eccomi qua. Il mio sogno? Esportare il modello Ihp in Svezia: sto cercando di imparare il ‘mestiere’».