Firenze, 9 dicembre 2012 - Ora ci sono proprio tutti. Sinistra, destra, un pò di centro. Ognuno al suo posto. Mancava solo Silvio. E’ arrivato anche lui. Per vincere, ovviamente, in attesa che maturi un altro leader. Con calma. Un Renzi, magari. O magari, Renzi. Dunque, si parte. Monti si avvia al capolinea. Per ora. L’Italia gli deve molto. Se non altro per il rinnovato rispetto che in giro per il mondo portano al Belpaese. Il problema è che in giro per l’Italia non c’è più un soldo, c’è poco lavoro e troppe tasse. A un esecutivo tecnico, del resto, non si poteva chiedere di avere una visione strategica, politica, a 360 gradi. Quindi, grazie al premier per quello che ha fatto e che farà. A cominciare dal consigliare agli amici delle agenzie di rating, della Bce, della Ue e di tutti gli organismni internazionali che vorrebbero decidere chi e come ci deve governare, di non incominciare subito con i ricatti. «Se si fermano le riforme si abbassa il rating...». Si facciano gli affari loro. Già i nostri sono abbastanza intricati. Partiamo da Berlusconi. Come avrebbero detto i vecchi democristiani, lo fa «in spirito di servizio». Perchè la Patria chiama. Il problema, però, è capire quanti sono i patrioti. Se a chiamare, cioè, non sono solo Bondi e i fedelissimi.


I soliti noti. Gli irriducibili della poltrona. Certo, allo stato attuale, nulla fa pensare che alla sua sesta discesa in campo Berlusconi possa ribaltare pronostico e clima sfavorevoli. E’ altrettanto certo, però, che di personalità in grado di contendere alla sinistra la leadership del paese, nel Pdl e dintorni non se ne sono ancora viste. E poco importa sapere se la colpa sia dei delfini che non sanno nuotare, o del capobranco che non li porta in mare. Così stanno le cose, e da questo punto occorre ripartire. Allora, ragioniamo con la vista sgombera, non con la lente deformante da cerchio magico. E diciamo che Berlusconi ha risorse di ogni tipo per risalire la china. Che di giurassico nel centro destra non c’è solo Silvio, come dice Fini, ma anche i Fini, come dicono tutti.

 

Che di fronte a lui non avrà un Renzi portatore di un messaggio spesso non lontano dalla cultura liberaldemocratica di cui Berlusconi è campione. Ma che il ticket Bersani-Vendola (con l’appoggio esterno della Cgil) l’unica alleanza scritta e sottoscritta a sinistra, gli consente di riproporsi come argine al «comunismo» tartassatore. Tutto vero. Ma Berlusconi si porta dietro anni di delusioni procurate proprio agli elettori del suo campo. E’ carico di fardelli giudiziari, veri o strumentali che siano. E’ destinato a riaprire il fuoco di fila anti italiano di tutte le lobby internazionali che lo hanno bollato fino alla sua caduta. Come non bastasse, è circondato da un gruppo dirigente che potrà in gran parte mostrare fedine penali sufficientemente pulite per garantire la ricandidatura, ma che mostra in larga parte una fedina politica impresentabile per raccogliere consensi. Per farla breve. Se Berlusconi si riproporrà agli italiani con le facce che ancora appaiono al suo fianco a livello nazionale e locale; se non offrirà ai suoi elettori imbronciati un rinnovamento vero, radicale. Se andranno via i Frattini, i Cazzola, e resterà la golosa macchina da guerra di Palazzo Grazioli, sarà dura giocare anche solo una partita dignitosa. Se rottamerà il Pdl, che di rottami è già in grado di fornirne in abbondanza, beh, potrà ancora dire la sua. In attesa di trovare un nuovo leader. Senza fretta.

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