Firenze, 22 novembre 2012 - Gentile Direttore, ho letto oggi a pagina 17 del suo giornale un articolo sulla banda che svaligiava le case e che è già libera per un disguido. Ho letto anche il commento del signor Mancini e le dico che mi sono venuti i brividi addosso. Ho avuto i ladri in casa che mi hanno tenuto con la violenza, mentre rubavano tutto quello che trovavano. L’episodio è stato riportato all’epoca dal suo giornale e il cronista scrisse che me la sono cavata con un grande spavento, ma senza danni fisici. Sappiate che da quel giorno ho paura a stare in casa e di notte dormo con un lume acceso.
L.M. - Prato- via mail

Gentile amico, la Sua lettera merita lo stesso commento che Lei ha riservato all’analisi del vice direttore Mancini: da brivido. Perchè queste vicende sono da brividi. Trovarsi questi individui in casa; sentirsi indifesi, impotenti di fronte a gente che può fare qualsiasi cosa, fa rabbrividire. E non mi stupisco che i danni di quel giorno Lei se li porti ancora dentro. In pratica, oramai, il furto è stato derubricato: da reato a fastidio: la conta delle cose sparite, il tempo dedicato alla denuncia. Ma io credo che resti invece uno dei reati più brutali e odiosi. E il fatto che una banda di ladroni presa con tanta fatica e bravura dalle forze dell’ordine, sia stata rimessa fuori per un «disguido», come Lei elegantemente dice, fa ribollire il sangue. A noi cittadini, e a chi ha lavorato per bonificare da questi soggetti la società. Perché in Italia, la vera violenza che compie la giustizia (?) è quella della incertezza della pena. O meglio della certezza che la pena resta. Ma per le vittime.