Umbertide, 10 novembre 2012 - AHMED ammazzato a otto anni in pochi istanti: due coltellate secche al collo che gli hanno reciso la giugulare e la carotide e, in pochi istanti l’hanno consegnato ad una morte per dissanguamento. Jihane, 12 anni, si è divincolata. Si è difesa con tutta la forza che aveva dal padre che infieriva su di lei, armato di due coltelli: uno da pane e una lametta Cutter. Più affilata, più tagliente. E’ stato un massacro quello che si è consumato nell’appartamento al primo piano di via Gabriotti, ad Umbertide, secondo quanto emerge dall’autopsia eseguita dai medici legali incaricati dalla procura, il professor Mauro Bacci e il dottor Sergio Scalise Pantuso. Sul corpo della ragazzina i consulenti del pm hanno individuato ferite multiple provocate dal padre, Mustapha Hajjaji. Al volto, alle braccia e alle mani. Anche il viso di Jihane è martoriato dai tagli. Irriconoscibile. Tantissime le ferite, nessuna più profonda. Accanto a Jihane c’era una corda: sul collo della bimba ci sarebbero dei segni che lasciano ipotizzare — ma ulteriori accertamenti sono in corso per chiarire l’efferata dinamica — che la ragazzina possa essere morta per un’azione combinata di dissanguamento e strangolamento. Se ne è andata sapendo che l’uomo che l’aveva messa al mondo la voleva morta. In maniera agghiacciante.
 

E PROPRIO oggi quell’uomo — se questo è un uomo — dovrà dire al giudice Luca Semeraro il perché di una mattanza senza senso. Se è vero che voleva una strage come emerge dalla lettera sequestrata nel suo appartamento di Città di Castello. E se voleva uccidere anche la moglie Naoual, la donna che odiava per averlo lasciato. A tal punto da vendicarsi togliendole per sempre i suoi bambini.Gli esami autoptici svolti ieri mattina all’obitorio aggiungono ulteriori paletti all’inchiesta dei carabinieri. Un mattone importante nella ricostruzione del fatto potrebbe metterlo a disposizione degli inquirenti lo stesso Hajjaji, il quale in ospedale risponderà alle domande del gip che deciderà se concedere allo straniero gli arresti domiciliari in ospedale o spedirlo direttamente in carcere.
 

L’INTERROGATORIO per la convalida dell’arresto chiesto dai sostituti procuratori Mario Formisano e Massimo Casucci per omicidio premeditato plurimo si svolgerà questa mattina in una sala apposita dell’ospedale perugino Santa Maria della Misericordia, dove il padre-assassino è stato trasferito ieri dal presidio di Città di Castello. Le sue condizioni sono buone e i tagli che l’uomo che si è autoprovocato dopo lo scempio non l’avrebbero mai messo in pericolo di vita. All’interrogatorio sarà presente l’avvocato Maddalena Uncino, difensore del manovale marocchino. Il nordafricano potrebbe chiarire un aspetto sul quale neppure i medici legali sono riusciti a far piena luce: quale dei due fratellini ha ucciso prima e chi, invece, ha assistito all’omicidio dell’altro. Il cadavere di Ahmed si trovava vicino alla porta del bagno, in fondo al corridoio del modesto appartamento sopra il bar Pina in cui l’assassino si era barricato con i figli. Vittime innocenti di un matrimonio finito perché la moglie che non voleva rassegnarsi ad indossare l’hijab (il velo islamico, ndr) si sentiva trattata come una «schiava».
 

Eri P. e E.B.