Umbertide (Perugia), 7 novembre 2012  -  Ha scritto 'ti amo' in arabo con il sangue. Una scritta che farebbe pensare a una vendetta contro la moglie. Mustapha Hajjaji, manovale di 44 anni da tempo disoccupato, l'uomo che ha ucciso i due figli di 12 e 8 anni nella casa di Umbertide, potrebbe aver compiuto il gesto proprio per vendicarsi della moglie.

 

La scelta di chiudere il rapporto -  ritengono i carabinieri - ha scatenato il risentimento dell'uomo, il cui primo obiettivo era probabilmente la ormai ex compagna. Non trovando la donna, l'uomo  si e' accanito sui figli.  Dopo avere tentato il suicidio, e' ora in stato di arresto in ospedale con l'accusa di duplice omicidio.

 

Sedato e intubato ma in condizioni ''non critiche'' spiegano i medici. Forse tra qualche giorno potra' essere lui stesso a spiegare perche' ieri sera abbia improvvisamente deciso di uccidere i suoi bambini.
Il risentimento continua a essere la pista privilegiata per il movente del duplice omicidio. I militari - coordinati dal sostituto procuratore di Perugia Mario Formisano - stanno esaminando alcuni scritti, sempre in arabo, lasciati dal manovale. Elementi che porterebbero a ipotizzare che fosse la moglie trentaquattrenne, marocchina come il marito, il suo primo obiettivo. Con la donna c' erano stati in passato alcuni screzi (sfociati in una denuncia del nordafricano), legati anche alla sua scelta di non indossare il velo, ma nessuno ritenuto tale daspingerlo a scatenare una simile violenza. Mai i problemi - e'  emerso dagli accertamenti - avevano riguardato i figli.

 

Una ''questione familiare'' nella quale ''la religione non c'entra'' dicono i frequentatori del Centro culturale islamico di via della Fraternita', a Citta' di Castello.

 

Ieri sera pero' Hajjaji ha lasciato il quartiere tifernate di San Pio raggiungendo la casa alla periferia della non lontana Umbertide dove la moglie (sposata in Marocco) si era trasferita all'inizio del mese (in mattinata aveva chiesto formalmente in Comune la residenza li'). Non e' chiaro se sapesse che la donna era al lavoro, come cameriera, in un ristorante. Ad aprirgli sono stati comunque i figli, che erano soli. Cosa sia successo in quei momenti e' ancora al vaglio dei carabinieri. I due piccoli cadaveri, e il padre ferito, sono stati trovati nel bagno che aveva la porta chiusa cosi' come quella d'ingresso dell'appartamento (senza alcun segno di effrazione che  asci spazio ad altre ipotesi). A far scattare i soccorsi e' stato lo stesso marocchino chiamando la moglie al lavoro e annunciandole di volersi suicidare. La donna ha cosi' avvertito il 118 che si e' recato alla casa del manovale a Citta' di Castello, risultata pero' vuota. I carabinieri hanno quindi accertato che la chiamata era partita dall'appartamentino di Umbertide e si sono precipitati sul posto insieme al personale sanitario proprio mentre i vicini udivano alcune urla.

 

Sfondate le porte i soccorritori si sono trovati davanti un vero e proprio lago di sangue. Per Ahmed e Jihane ancora avvolti nei loro pigiami non c' era piu' niente da fare. Poco lontano quel 'ti amo' scritto con il sangue su un tavolo dell'ingresso.

 

I VICINI DI CASA

Mustapha Hajjaji era un uomo ''taciturno'' ma ''non sembrava cattivo'' e anzi ''voleva davvero bene'' ai figli. A descriverlo cosi' sono gli abitanti del quartiere San Pio di Citta' di Castello dove la famiglia marocchina ha vissuto fino alla fine del mese scorso. E qui continuava a risiedere il manovale ora arrestato per avere
ucciso i due figli dopo essere stato lasciato dalla moglie.

 

''Con quelle due povere creature innocenti e' sempre stato un padre molto premuroso'' dice oggi Fausto, un anziano condomino del palazzo di via Martiri della Liberta'. Il giorno dopo la tragedia di via Gabriotti e' triste l'atmosfera che si respira nel quartiere dove Hajjaji ha vissuto per ''almeno sei anni'' insieme alla sua famiglia. ''Abitavano al terzo piano - spiega ancora il signor Fausto -, sopra di me. Brava gente, non c'e' che dire, non li ho mai sentiti urlare ne' discutere. Mai una parola sgarbata, mai un tono scomposto, mai un litigio, niente di niente. Mustapha si arrangiava a fare il manovale o l'imbianchino, in questo periodo pero' non stava lavorando molto''.

''Intorno alle 21'' l'anziano si e' affacciato alla finestra quando ha sentito la sirena dell'ambulanza. ''E'
arrivata la croce rossa - ricorda -, poi i pompieri, chiamavano Mustapha a gran voce ma da dietro la porta non rispondeva nessuno perche' nell'appartamento non c'era nessuno. Poi e' arrivata anche la moglie, povera donna...''. Il marocchino viene descritto come un uomo ''taciturno'' e ''pacifico'' da un ecuadoriano che ieri sera ha immaginato si fosse sentito male qualcuno quando ha visto arrivare i soccorsi. ''Non ho parole - dice - per descrivere quello che e' successo. Non conoscevo bene Hajjaji ma sembrava una persona normale,
molto religiosa, in occasione del Ramadan indossava sempre una lunga tunica''. Racconta poi i pomeriggi trascorsi dal marocchino in compagnia dei figli: ''li accompagnava al campetto da calcio a giocare, oppure in bici e a scuola. Non ho mai saputo di litigi con la moglie''.

 

Non tutti i residenti, pero', hanno voglia di parlare con i giornalisti: c'e' chi chiude il citofono, chi a mezza bocca
spiega che ''quell'uomo e' una brava persona, ma dopo quanto successo potrebbe anche essere vero il contrario''. Vicino alla palazzina in cui risiedono 14 famiglie si trova la chiesa e la scuola elementare. Nei bar, negli uffici pubblici, alle poste e per strada oggi si parla quasi solo dell'omicidio dei due bambini. ''Sembrava una persona tanto per bene'' afferma una donna mentre porta a spasso il barboncino.

''Chissa' - aggiunge - cosa puo' essere accaduto nella sua testa per fare cio' che ha fatto. Uccidere i propri figli e' la cosa piu' innaturale del mondo''.