di Alberto Celata
 Grosseto, 17 settembre 2012 - Oggi Matteo Gorelli, il giovane che ha ucciso a bastonate l’appuntato Antonio Santarelli, esce dal carcere, dov’era rinchiuso dal 25 aprile del 2011, giorno in cui, con due amici e un’amica, aggredì selvaggiamente due carabinieri, che si trovavano al posto di blocco predisposto nelle vicinanze del rave party, dove si stava recando. Gorelli lascia il carcere e, accompagnato dalla madre, che sosterrà il viaggio a proprie spese percorrendo il percorso più breve, sarà accolto a Milano dalla comunità Exodus di don Mazzi.
 

Una decisione, quella presa dal Tribunale di Grosseto, che la vedova dell’appuntato Santarelli, Claudia Francardi, definisce scandalosa. «È una decisione che non riesco a comprendere e quindi ad accettare. La cosa che più mi sorprende è che questa decisione sia stata presa prima dell’udienza del 12 ottobre, dove si discuterà la perizia psichiatrica, chiesta tra l’altro dai legali dello stesso Gorelli. Una perizia dalla quale potrebbero emergere anche elementi importanti sulla sua personalità. Mi dicono — prosegue la vedova Santarelli — che Gorelli si è sempre comportato bene in carcere, fin dal primo giorno. Ma chi è in grado di assicurare che Gorelli sia realmente così, o che invece abbia assunto un atteggiamento di convenienza, che di fatto lo sta ripagando con la libertà?».
 

Si perchè la vedova Santarelli ha una paura: che da oggi Gorelli non vedrà più il carcere. «Sono molto amareggiata — afferma — mi sento tradita dalla giustizia, presa in giro e a questo punto mi aspetto che gli diano una pena non esemplare. I suoi legali opteranno per il rito abbreviato e da lì il passo verso una forte riduzione della pena potrebbe essere breve». Claudia Santarelli si appoggia a quella fede che la sostiene da quando è iniziato questo suo calvario. Per questo considera ancora Gorelli un «fratello in Dio», che comunque deve riparare alla colpa che ha commesso. «E invece — prosegue — mi dicono che in carcere continui ad addossarsi tutte le colpe della morte di mio marito e del ferimento del carabiniere Marino senza coinvolgere gli altre ragazzi, quasi a confermare il suo ruolo di campo branco anche dietro le sbarre».


Una decisione quella del Tribunale di Grosseto che ha provocato anche un’interrogazione parlamentare del senatore del Pdl, Achille Totaro: «È una vergogna, in Italia la certezza della pena è diventata un utopia». Ma don Mazzi, il fondatore della Comunità Exodus tenta di smorzare i toni. «Noi accogliamo Matteo perché lo vogliamo seguire nel suo difficile percorso di riabilitazione e di avvicinamento a una vita normale. E poi le comunità non sono certo un carcere, ma non sono neppure luoghi dove non ci sono regole, al contrario esistono e sono molto rigide».