Firenze, 9 settembre 2012 - Può darsi che finisca tutto in una bolla di sapone. La politica, oggi, produce e brucia fenomeni come i mortaretti di carnevale. Guardate Grillo. L’Italia ha tremato e gioito per qualche mese di fronte alla sua avanzata. Ora tra interviste comprate dai suoi nelle tv locali e i fuori onda in cui si auto dipinge un «Cinque stelle» da lager, è lui a dover aver paura.

Di se stesso. Può darsi, insomma, che Matteo Renzi non sia una stella cometa, ma una stella (presto) cadente. Ma quello che è certo alla fine di una settimana di onnipresenza, è che il fattore «R», Renzi, appunto, sta mettendo a soqquadro il Palazzo e intrigando l’opinione pubblica.

Può darsi che abbia ragione D’Alema che lo vede sostenuto soprattutto da chi non vuole che il Pd vada al governo. Può darsi che abbia ragione Vendola, libero docente in aria fritta, che lo considera un juke box di banalità. Può darsi che faccia bene la classe dirigente del Pd ad affidare alla sua delegazione alla convention democratica a Charlotte la missione di spiegare che il sindaco Pd di Firenze è nemico del Pd. Può darsi che il messaggio renziano sia vuoto, mediatico, «berlusconiano» e che debba riempirsi di contenuti, di proposte di governo.

Può darsi, dunque, che abbia ragione Iva Zanicchi quando dice che tutte le donne Pdl adorano Renzi (salvo votare Berlusconi). Insomma, può darsi che il vuoto della politica che ha dovuto affidarsi ai tecnici per cavarci le gambe, e l’insostenibile pesantezza di una vecchia guardia oramai bruciata anche in personaggi tutt’altro che vecchi, dia a Renzi una caratura che in realtà non ha.

Può darsi che queste osservazioni che nascono sia dai suoi animosi oppositori, sia da ragionamenti e interrogativi più pacati, abbiano un profondo fondamento di verità. Ma tutto ciò non vale nulla di fronte alla realtà: Matteo Renzi sindaco Pd (ma non ditelo al Pd) di Firenze, è la star del momento. Persino a Firenze. Dovunque vada (e va ovunque) si radunano folle, partono applausi, si aggrovigliano telecamere.

Lui bacia i bambini, e accarezza gli anziani: lo zio e il nipote che tutti vorrebbero. Renzi piace, probabilmente più a quelli a cui non dovrebbe piacere che alla sua famiglia di origine. Ma che ciò sia un difetto, è tutto da dimostrare.
Questo è lo scenario politico attuale. Piaccia o non piaccia.

Come detto, tutto si crea e tutto si distrugge molto in fretta. Ma realismo impone di prendere atto dell’esistente: oggi come oggi lui appare vincente, più per demeriti degli altri che per meriti suoi. Perché il centro sinistra sembra incapace di proporsi in modo diverso dai consueti rituali.

Si arrocca, scalcia, scomunica. Roba vecchia. Manca solo che parta lo stantio appello pro Bersani degli intellettuali, e per Renzi la porta delle primarie sarà spalancata. E il centro destra non può pensare di continuare a baloccarsi nel Berlusconi sì, Berlusconi no, con gli Alfano in ammollo biologico. Se no finisce come quando la stella del Cavaliere sbucò improvvisa all’orizzonte di Occhetto, e il povero Achille perse la sua prima e ultima guerra di Troia. Per farla breve.

L’onda renziana è forte e può diventare uno tsunami. Sta agli altri, se vogliono, regimentarla, guidarla, trasformarla in una dolce increspatura. Casini, almeno, ci sta provando. Perché gli astri nascono e tramontano in fretta. Sempre che nel cielo altre luci si accendano. Ma se questo non succederà, se questi fattori non daranno un altro prodotto, allora sarà forse possibile che ne resti uno solo: il fattore «R».