Isola del Giglio (Grosseto), 14 agosto 2012 -«Non ci sono slittamenti nei tempi di rimozione, nessun ritardo che non si possa recuperare. Avevamo detto che avremmo rimesso in linea di galleggiamento la Costa Concordia entro febbraio 2013 e, se non accadrà nulla di rilevante anche sul fronte meteorologico, rispetteremo quella data». Dal quartier generale della Micoperi a Ravenna, lo stato maggiore del consorzio Micoperi-Titan cerca di spegnere le sirene d’allarme, fatte suonare dal sindaco dell’Isola del Giglio, Sergio Ortelli. Qualche ora dopo, anche gli uomini di Costa Crociere, ai membri dell’Osservatorio presieduto dal dirigente della Protezione civile Maria Sargentini, parlano dei tempi di rimozione del relitto, fissando la «deadline» in aprile, scadenza massima del progetto.
 

E’ la storia dell’estate, quella della Concordia: il simbolo di una stagione di naufragi dovuti a errori e cialtronerie, di passati ingombranti da rimuovere usando eccellenze italiche, di bellezze sporcate per ignavia. E si arricchisce periodicamente di nuovi capitoli. Solo per restare agli ultimi giorni, la Micoperi 30, la nave piattaforma che sarà la base delle operazioni di recupero di quel mastondonte incastrato sugli scogli, è arrivata al Giglio. Ieri i tecnici dell’Osservatorio hanno rivelato che «si è concluso lo spostamento delle pinne nobilis», le 189 grandi cozze del Mediterrano che rientravano nell’elenco delle specie da tutelare, parte del vasto dossier sulla limitazione massima dell’impatto ambientale generato dal progetto di recupero.

Oggi al Giglio cominceranno le prove rumore, per poter fare le trivellazioni a settembre e installare (nel lato mare della nave) i 28 pali con diametro di due metri, base delle grandi piattaforme. Oggi partiranno i lavori preparatori anche per i cassoni di galleggiamento. «Abbiamo avviato gli ordini a tutti i fornitori - hanno ribadito nella riunione di ieri i responsabili di Costa Crociere - e ci fa piacere notare che l’85% della produzione e dei componenti sarà italiano, garanzia di un indotto positivo per il sistema industriale».
 

Oltre ai tempi, infuria anche la battaglia dei porti in corsa per smantellare il relitto della Concordia. Il contratto con la Titan-Micoperi si ferma fino al ritorno in galleggiamento della nave, poi saranno la Costa e le assicurazioni, ascoltando il parere del ministero dell’ambiente e dell’Osservatorio, a decidere dove sarà fatta a pezzi. Il rischio che quel gigante pesante migliaia di tonnellate possa finire in qualche porto all’estero (Tunisia o Turchia) forse è scongiurato.

Sono quattro o cinque i cantieri in lizza per lo smantellamento, che comincerà dalla primavera 2013, recuperando tutto quello che può essere riciclato dalla Concordia. Il presidente della Toscana Rossi aveva insistito con il Governo affinché si scegliesse Livorno per la demolizione. Scatenando le reazioni avverse dei cantieri dei grandi yacht, che sarebbero danneggiati dall’avere davanti per mesi una carcassa gigantesca. Negli ultimi giorni sono spuntate le candidature di Civitavecchia, con il presidente dell’Autorità portuale Monti, e Genova, con i cantieri di Sestri Ponente nei quali fu costruita la Concordia.

Ma in pole position resterebbe ancora Palermo, il primo porto indicato dalla Costa, sito specializzato nelle riparazioni navali. La mediazione potrebbe essere di eleggere Piombino come quartier generale delle operazioni. La scelta finale in autunno.

 Pino Di Blasio