Firenze, 8 agosto 2012 - Sono pronte le chiavi della città per Niccolò Campriani, oro alle olimpiadi di Londra nella specialità carabina da cinquanta metri tre posizioni e argento nella carabina dieci metri. La cerimonia, aperta a tutta la cittadinanza, si terrà oggi pomeriggio alle cinque in Palazzo Vecchio. Sarà personalmente il sindaco Matteo Renzi a consegnare il riconoscimento all’atleta fiorentino, anche se dietro l’organizzazione dell’evento c’è la mano del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, in veste anche (anzi, soprattutto), di presidente provinciale del Coni. Una conoscenza personale, quella tra Campriani e Giani, un’amicizia cominciata quando, sotto la guida di Aldo Vigiani, il giovane Niccolò comincia a muovere i primi passi, sportivi, al tiro a segno delle Cascine.

Non a caso, il primo appuntamento pubblico dopo il suo rientro in Italia (è atterrato ieri pomeriggio a Milano, ma è rientrato a casa con i genitori, a Campi Bisenzio, soltanto in tarda serata) Campriani se lo è riservato proprio per la città di cui ha portato il vessillo in giro per il mondo.
«Anche dopo la sua esperienza in America, Campriani ha sempre il bisogno di tornare a Firenze — ricorda Eugenio Giani —. E’ molto legato alla sua famiglia e all’impianto di tiro a segno». Al presidente del consiglio comunale, uno dei primi ad averlo salutato telefonicamente al suo sbarco in Italia («era raggiante», dice Giani, via Facebook) Campriani ha confidato anche i suoi programmi: resterà con la famiglia fino al 17 agosto, spostandosi anche nella casa in Casentino, poi accompagnerà la fidanzata Petra Zublasing (anche lei a Londra con la squadra di tiro) in America. Poi, il campione delle fiamme gialle farà ancora la valigia: destinazione ancora l’Inghilterra. A Sheffield parteciperà a un Master in ingegneria dello sport. Ieri, a Campi, dove abitano i genitori, sono spuntati i primi striscioni per il campione.
 

IL RITORNO A FIREENZE - LE MEDAGLIE sono nello zaino. «Pesano, eh», assicura Niccolò Campriani, l’ingegnere con la carabina. E’ la fotografia del campione fiorentino: la fatica ormai alle spalle, la leggerezza di chi ha non solo una carriera, ma una vita davanti. Il cellulare di papà Giuseppe fa da ponte, tra una Firenze ansiosa di abbracciarlo e di vedere luccicare il suo oro e lui che, invece, alla gloria personale antepone gli affetti e la famiglia.
«Cosa ho provato appena ho vinto? Una grande sensazione di sollievo. Era finita. Mi sono sentito ripagato degli sforzi che ho fatto io e chi mi è stato intorno a me», riassume Niccolò dopo un pisolino in auto con il papà andato a prenderselo a Milano. L’ultima notte a Casa Italia è stata un po’ come l’ultimo giorno di vacanza: festa fino alle due del mattino e alle quattro al mezzo il pullman che doveva accompagnarlo a Londra.
 

Ma Campriani è altro. E’ lo studente del liceo scientifico Agnoletti di Sesto Fiorentino, promosso a pieni voti anche quando gli impegni sportivi lo tenevano lontano dai libri. «Qualche professore capiva, qualcuno no». E così, dopo essersi iscritto a ingegneria a Firenze, la decisione: il college americano, quello dove puoi studiare e far sport, il tuo sport, grazie a una borsa di studio. Niccolò diventa anche un cervello e un campione in fuga. «In questo, devo tirare le orecchie all’Italia: ci manca ancora questa cultura sportiva», ammette. Ma l’esperienza alla West Virginia University sarà decisiva per Campriani, non solo per la laurea in ingegneria manageriale conseguita lo scorso dicembre con tanto di lode, ma anche per l’incontro con Ed Etzl, campione a Los Angeles nel 1984 e psicologo dello sport, al suo fianco fino a Londra. «E’ stata la persona — dice Niccolò — che mi ha fatto fare il salto. Perché la differenza la fa la testa». Quel salto che nel 2008, a Pechino, alla sua prima partecipazione ai giochi olimpici, gli aveva fatto difetto. «Gli era mancato un verso per vincere la medaglia», aveva detto mamma Eralda del suo “poeta” appena incoronato.
 

Ma, dopo il trionfo, Campriani ha messo la sua arte in valigia e si è dedicato ai biglietti. «Ho preso 100, 120 cartoline e mi sono messo a scrivere ringraziamenti». Sono per tutti quelli che lo hanno seguito e sostenuto. Di sicuro, uno è per Aldo Vigiani, il suo primo tecnico, che a quindici e anni e mezzo lo portò agli Europei juniores. Un altro sarebbe per il nonno Gualberto. Al poligono di Bibbiena, dove sparava il babbo, il talento di Niccolò prende struttura. La forma è quella che gli hanno appeso al collo a Londra. «Ma io non ho mai pensato alla medaglia. L’obiettivo era andare alle olimpiadi e fare il massimo, lasciare la linea di tiro senza rimpianti. Ci sono riuscito».
stefano brogioni