Perugia, 14 giugno 2012 - Accusati di aver ideato almeno cinque attentati, i componenti di una presunta cellula anarchica del Fai, la Federazione anarchica informale, e Fri , Fronte rivoluzionario internazionale, sono stati arrestati ieri dal Ros dei carabinieri dopo una lunga e meticolosa indagine. Persone della porta accanto sulle quali pesano adesso accuse gravi. La sigla è nota perché ha rivendicato l'attentato al dirigente di Ansaldo Nucleare Adinolfi: l'indagine della procura di Perugia e l'attentato genovese non avrebbero correlazioni ma l'inchiesta sul ferimento dell'amministratore delegato  potrebbero ora avere un'accelerata. I dieci arrestati devono rispondere del reato di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, per aver costituito e diretto la Fai-Fri, partecipando alle sue attività eversive. Le accuse riguardano gli attentati del 2009 alla Bocconi, al Cie di Gradisca d'Isonzo; al dg di Equitalia a Roma, la Deutsche Bank di Francoforte e l'Ambasciata greca di Parigi nel 2011.

Ecco i nomi: Stefano Gabriele Fosco, 50 anni, abruzzese residente in Toscana; la sua compagna Elisa Di Bernardo, 36 anni, toscana; Alessandro Settepani, 26 anni, umbro; Sergio Maria Stefani, 30 anni, romano; Katia Di Stefano, 29 anni, toscana residente a Roma; Giuseppe Lo Turco, 23 anni, di Catania ma residente a Genova; Paola Francesca Iozzi, 31 anni, marchigiana domiciliata a Perugia; Giulia Marziale, 34 anni, abruzzese domiciliata a Terni. I due detenuti all'estero sono lo spagnolo Gabriel Pombo Da Silva, 44 anni, in carcere in Germania; e lo svizzero Marco Camenisch, 60 anni, detenuto in un penitenziario elvetico. Settepani, considerato una delle figure di primo piano della rete e Iozzi, "esecutrice" delle azioni perugine, sono stati ascoltati dal giudice già questa mattina  per l'interrogatorio di garanzia in carcere.

LA CELLULA PERUGINA -  Sulla fontana Maggiore un telo con scritto "Terrorista è lo Stato solidarietà agli Anarchici", sul muro della mensa universitaria di via Pascoli un altro avvertimento "Terrorista è lo stato libertà x gli anarchici". E poi il danneggiamento allo sportello bancomat della filiale di Perugia di via Fabretti della Banca UniCredit ‘rendendolo inservibile, a causa della vernice che oscurava lo schermo’ e rivendicando l’atto con una scritta: "Anarchici e solidali" e le parole minacciose in via Cortonese al distributore ‘Eni Rete Oil e Non Oil Spa’ : ‘Merde la pagherete!!’, precisando che si trattava di ‘Anarchici e Solidali’.


Eccole alcune delle azioni collaterali che avrebbe messo in campo la cellula perugina della Fai-Fri composta — secondo l’accusa — da Alessandro Settepani, orvietano di 27 anni (il personaggio-chiave dell’inchiesta), da Giulia Marziale, 34 anni, nata a Teramo e residente a Terni e Paola Francesca Iozzi (34 anni) di Ascoli Piceno ma residente a Perugia (e bloccata nel senese).  I tre sono accusati di aver costituito — insieme a Benedetta Rocchi (non colpita da misura cautelare) — "un’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, basata sul principio di corrispondenza tra teoria e prassi, avente base in Perugia, che opera secondo lo schema del ‘doppio livello’, ‘occulto’ e ‘palese’ e si richiama alla strategia eversiva dell’organizzazione ‘anarco-insurrezionalista’, tramite la pratica delle ‘azioni dirette’. Programma attuato — è scritto nel capo di imputazione — mediante la commissione di più reati di minacce gravi, danneggiamento, vilipendio alla Repubblica ed alle sue Istituzioni, deturpamento ed imbrattamento di immobili". "Fatto aggravato per aver agito con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, ponendo in essere le condotte criminose quali azioni dirette nel quadro della strategia di lotta politica dell’organizzazione anarco-insurrezionalista".
 

LA MENTE DEGLI ATTENTATI IN UN APPARTAMENTO DI PISA - E' considerato uno degli ideologi della rete anarchica insurrezionalista Stefano Gabriele Fosco, 50enne di Chieti ma da tempo residente a Pisa, arrestato nella città toscana insieme all'ex compagna Elisa Di Bernardo, 36 anni, nell'ambito del blitz condotto dai carabinieri del Ros di Perugia. L'uomo era da tempo tenuto sotto stretta osservazione anche dalle forze dell'ordine pisane, proprio per la sua militanza anarchica e per il suo ruolo di 'teorico rivoluzionario'.

La coppia, a lungo legata anche sentimentalmente, si era separata da poco e manteneva solo contatti legati all'attivita' politica. Entrambi, secondo gli inquirenti, provengono dall'area dell'anarchismo verde che a Pisa porto' nella primavera del 2002 alla fondazione del circolo Il Silvestre, decapitato poi nel 2006 quando furono arrestate dieci persone e tra queste anche il leader Costantino Ragusa e la moglie Silvia Guerini, tuttora detenuti perche' sospettati, insieme allo svizzero Luca Bernasconi, di un tentato attacco contro il centro di ricerche Ibm di Ruschlikon, ai quali gli anarchici pisani piu' duri non hanno mai fatto mancare attestati di solidarieta'.

La sede del circolo, in via del Cuore a Pisa, chiuse i battenti proprio in seguito a quell'operazione e si sposto' temporaneamente a Ivrea per poi tornare nel centro storico di Pisa circa due anni fa anche se con un altro nome. Il ritrovo e' frequentato da un ristretto gruppo di persone costantemente tenute sotto controllo da polizia e carabinieri.

LA CREAZIONE DEL LOGO ANARCHICO NELLE INTERCETTAZIONI - Il simbolo utilizzato per rivendicare l'attentato a Roberto Adinolfi è stato ideato la notte tra il 9 e il 10 novembre del 2011 da due degli arrestati nell'operazione del Ros contro la Fai. E' quanto emerge dall'ordinanza del Gip di Perugia, nella quale si ricostruisce la genesi del logo e il suo successivo utilizzo.

A creare il simbolo, "costituito da cinque frecce convergenti di colore nero, sovrastate da una stella nera nella quale e' inscritta la lettera A" sono stati, secondo le indagini, Stefano Gabriele Fosco e la sua compagna Elisa Di Bernardo, un anno fa. La conversazione tra i due è intercettata e, è scritto nell'ordinanza, "non lascia spazio a dubbi: i due indagati stavano preparando la 'bozza' del simbolo con gli acronimi, assolutamente inedito, che
sarà poi utilizzato e inserito nei documenti di rivendicazione degli attentati perpetrati, alcune settimane dopo, nel mese di dicembre 2011".

"Questa è una prova" dice Fosco; "una bozza" corregge Di Bernardo. E Fosco, ancora: "un saggio, una bozza eh...lo cambiamo un paio di errori eh...ed il tipo di lettera ovviamente...utilizziamo cose c'ha due nomi".

Ma i 2 non erano gli unici a sapere del logo. Il 30 novembre 2011, Pombo Da Silva parla al telefono con Fosco: il primo, annota il Ros, "riferiva a chiare lettere che gli era piaciuto molto il 'disegnetto' riprodotto nella foto a lui inviata a tal punto che ne voleva uno più piccolino per tatuarselo nel petto, sul lato sinistro all'altezza del cuore". A quel punto però Fosco "lo informava che era ancora inedito: 'non Š pubblico...ancora non si può pubblicare...però già è in marcia".

E c'é un ulteriore riscontro investigativo alla genesi del simbolo. Il 29 gennaio di quest'anno Fosco, Di Bernardo e Giuseppe Lo Turco (un altro degli arrestati, ndr) sono in un'abitazione di Pisa e aprono un file su un computer che è intercettato dal Ros. Si tratta di un'immagine denominata 'fai_italiano' che Fosco fa vedere a Lo Turco. Lo vedono anche i carabinieri che scrivono: "l'immagine risulta essere stata creata/modificata alle 00.7 del 10/11/2011 e rappresenta un inedito simbolo della Fai - Fri sulla base dell'originale logo della Cospirazione delle Cellule di fuoco''. Il simbolo, concludono, di fatto non Š "mai emerso nel panorama dell'anarchismo insurrezionalista mondiale" e verrà utilizzato sia per gli attentati di dicembre 2011 sia per rivendicare la gambizzazione di Adinolfi a nome del 'Nucleo Olga Fai-Fri.