Pisa, 14 marzo 2012 - I giorni passano eppure la soluzione del mistero di Gello e della scomparsa di Roberta Ragusa sembra allontanarsi. Neanche il sopralluogo dei Ris ha fornito delle indicazioni in questo senso: il reparto della scientifica dei carabinieri arrivato da Roma non ha trovato niente che possa confermare l’ipotesi degli inquirenti di omicidio volontario.

Nessuna traccia di sangue, niente di niente, anche se sono rimasti esclusi dai controlli le auto e i furgoni a disposizione dell’unico indagato di questo caso, il marito di Roberta, Antonio Logli. Un uomo che finora è rimasto impassibile, mai un cedimento, mai, secondo quanto trapela dagli ambienti investigativi, una contraddizione né momenti di indecisione durante i colloqui avuti con gli investigatori per ricostruire i fatti.

Nessun riscontro neanche su atti o condotte violente di Logli nei confronti della moglie. E una conferma a quanto affermato dal Logli arriverebbe anche dai due figli, Alessia di 11 anni e Daniele di 15, vittime loro malgrado di questo giallo. E’ dal più grande dei due che è partito il sabato mattina della scomparsa l’appello disperato su facebook: «Quella nella foto è mia madre ed è scomparsa. Non è uno scherzo, aiutatemi».

Entrambi, sentiti dagli assistenti sociali in quanto minori, hanno raccontato di aver cenato intorno alle 21 con i genitori la sera di quel 13 gennaio, l’ultima in cui hanno visto la madre. Poi la bambina si è coricata nel lettone dei genitori e, intorno alle 23, il padre l’avrebbe portata nella sua camerina.

Così come ha riferito lui stesso agli inquirenti. E’ da quest’ora in poi che i fatti diventano più nebbiosi. Ed è qui che potrebbero entrare in gioco i due cellulari scomparsi che Logli e Sara, la giovane amante e segretaria dell’autoscuola, utilizzavano per sentirsi. Dei telefonini non ci sarebbe più traccia dai giorni della scomparsa di Roberta e i due amanti avrebbero detto di essersene liberati «per paura di essere scoperti».

I tabulati e i messaggi, ancora recuperabili, potrebbero fare luce su quanto avvenuto dopo le 23 di quel venerdì e costituire una svolta nelle indagini che vanno avanti da due mesi e che finora non hanno portato a niente.

Una sola segnalazione per ora è ritenuta attendibile: quella della titolare della paninoteca alle porte di Pisa dove una donna che somigliava a Roberta, in tuta rosa, si sarebbe fermata, proprio la notte della scomparsa intorno alle 2.30 per prendere una bottiglietta d’acqua e usare il bagno.

Un avvistamento emerso solo in un secondo momento e che finora non è mai stato smontato. Eppure a smontare la tesi di un allontanamento volontario ci avevano pensato tutti quelli che conoscono Roberta: «Una donna seria, inquadrata, che mette al primo posto la famiglia.

Che sa cosa significa soffrire per la perdita di una madre e che mai avrebbe abbandonato le sue gioie, i suoi figli». Nel frattempo, sale la tensione e anche l’attenzione mediatica sui protagonisti di questo mistero. Ieri Sara, la giovane amante di Antonio, non è andata al lavoro all’autoscuola della famiglia Logli e si è barricata nella sua abitazione di Metato, un’altra frazione di San Giuliano Terme, dove vive insieme alla madre e ai tre fratelli. E attende, forse, anche lei che si trovi una soluzione a questo mistero.