Arezzo, 7 febbraio 2012 - Una scheda svizzera, tra quelle distribuite da Moggi e che gli è stata attribuita, e due telefonate che ruotano attorno al processo di Biscardi stanno alla base della condanna dell'arbitro aretino Paolo Bertini nel processo napoletano di Calciopoli. Almeno questo è il senso delle motivazioni della sentenza, stese dal presidente del tribunale Teresa Casoria, e depositate ieri.

Secondo i giudici, per quanto Bertini abbia sempre negato di averla posseduta, ci sono tre elementi che portano a dire che una delle Sim acquistate a Lugano da uomini di fiducia di Lucky Luciano, l'ex direttore generale della Juve, era nella disponibilità di Bertini: il fatto che la scheda sia stata agganciata dalla cella di Coverciano nei periodi in cui si svolgevano i raduni arbitrali, i ripetuti contatti con ripetitori aretini e i contatti fra questa sim e quella che aveva ammesso di possedere Gianluca Paparesta con il padre Romeo, anche lui arbitro del passato.

Da notare che Paparesta ha scagionato il collega aretino, negando di averlo mai chiamato sull'utenza svizzera e ricordando che anche lui Bertini ha sempre negato di averne posseduta una. Ma al tribunale non è bastato: a giudizio dei magistrati, anzi delle magistrate visto che si trattava di tre donne, l'attribuzione della scheda è sufficiente a integrare il reato di associazione a delinquere, Bertini sarebbe dunque un associato dell'organizzazione che faceva capo a Moggi.

C'è poi il capitolo del reato di scopo al quale era finalizzato il reato associativo, cioè la frode sportiva. Bertini era stato condannato per uno solo dei capi di imputazione, la partita Juve-Milan del 19 dicembre 2004. Assoluzione invece per Siena-Juve, Messina-Parma e Fiorentina-Inter. Tre incontri sui quali le motivazioni non si soffermano, mentre ampio spazio viene dedicato a Juve-Milan.

Per i giudici diventano decisive due telefonate: una del 21 dicembre fra Moggi e la segretaria di Biscardi, signora Elisabetta. In essa quest'ultima chiama Big Luciano e lo informa che il televoto sugli arbitri volge a sfavore di Bertini, invitando a fare scendere in campo le sue forze per riequilibrare il risultato. Il giorno dopo al telefono sono Biscardi e lo stesso Moggi. Il direttore della Juve accusa il conduttore di "essergli andato al c..." nella moviola su Juve-Milan. Secondo le motivazioni basta a dire che Bertini faceva parte del sistema Moggi e che dunque ha messo in pericolo la regolarità del campionato. Essendo la frode sportiva un reato di pericolo, che si concretizza al solo tentativo, basta a condannare l'arbitro aretino.

Motivazioni contestate dall'avvocato di Bertini, Mauro Messeri, che parla di "parole arbitrarie". Sicuro dunque il ricorso in appello, dove il lavoro della difesa potrebbe essere reso più semplice dall'opera di sfrondamento delle accuse che il giudice Casoria compie nelle motivazioni.

Infine la partita Arezzo-Salernitana del 14 maggio 2005, quella di cui l'assistente Stefano Titomanlio disse di essere andato "su e gù" con la bandierina per favorire gli amaranto. Per i giudici Titomanlio si accusa da solo senza possibilità di smentita. Ecco perchè a giudizio del tribunale il risultato della partita fu alterato dal comportamento dell'assistente.

In allegato il Testo integrale della sentenza. I capi di imputazione che riguardano Paolo Bertini sono a pagina: 173, 191, 207 e 542.

A pagina 378: la partita Arezzo - Salernitana.