Meta di Sorrento, 18 gennaio 2012 - È un intero paese che parla il linguaggio del mare quello di Meta. A pochi chilometri da Sorrento, in una palazzina a ridosso della scogliera vive, in questo momento agli arresti domiciliari, il Comandante della Costa Concordia incagliata a largo dell'Isola del Giglio.

"Francesco Schettino è una persona a modo, una persona valida che è stata maltrattata". Il parere di Franco Amato, ex comandante della Tirrenia e collega di Schettino, dipinge un ritratto positivo del capitano che la notte tra venerdì e sabato era al timone della Concordia. "Nel momento dell'impatto con lo scoglio è sicuramente andato in confusione ma non si può giustificare il suo comportamento durante la telefonata con la capitaneria di porto di Livorno".

È una voce unanime quella che si diffonde per le strade di Meta: "Non condanniamolo prima di sapere e soprattutto non gettiamo fango sull'ottimo istituto nautico Nino Bixio", Giuseppe Manfredi, marittimo da 40 anni, difende la categoria e la professionalità degli uomini di mare della Penisola Sorrentina.

Tutti dalla sua parte insomma, anche l'amministrazione comunale è scesa in strada per scagionare il suo operato: "Per me è un eroe" afferma Giuseppe Tito, assessore al Comune di Meta che ha raccontato che proprio in queste ore è giunta una lettera anonima proveniente da Padova indirizzata al sindaco nella quale si legge un messaggio contro Schettino: "Il solito terrone incapace".

Mentre Francesco Schettino è rinchiuso in casa: porte e finestre blindate al civico 10 di vico San Cristoforo. "Siamo vicini alle famiglie delle vittime, è una tragedia anche per noi, ma non dimentichiamo però che Francesco è riuscito a portare in salvo più di 4000 persone di una nave dove in meno di due ore le pareti sono diventate pavimenti", il cognato di Schettino, Maurilio Russo è quasi commosso mentre racconta la sua versione alle tante telecamere che raramente accorrono da queste parti in pieno inverno e non per motivi turistici.

Nessuno dei parenti ha visto ancora il capitano della Concordia, neppure la moglie, ma i familiari non hanno dubbi sulle sue capacità di comando: "ha evitato la tragedia - continua Russo - ha commesso però l'errore di non lanciare per tempo l'allarme alla capitaneria. Intanto però evitiamo la gogna mediatica, non crocifiggiamo un uomo".

E sulla telefonata concitata tra il capitano Schettino e il comandante della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, Gregorio De Falco, Russo afferma: "Mio cognato era sulla scialuppa per controllare i danni subiti dalla nave".

Per quanto riguarda l'accusa della manovra azzardata e della troppa vicinanza alla costa i cittadini avvertono che è prassi comune quella dell'inchino che si svolge ogni lunedì alle 21 nelle acque delle Penisola per omaggiare la Madonna Stella Maris.

È categorico ma di poche parole il parroco della Basilica Santa Maria del Lauro: "Umanamente l'hanno ucciso, tutto il paese non fa altro che parlare, ma io non farò alcun cenno a questa brutta storia".

Sulla telefonata il sacerdote ammonisce: "Sembrava un coniglio ma noi non eravamo lì, non possiamo giudicare". Ed è proprio un detto di queste terre quello di evitare ogni commento sul lavoro dei marittimi: chi va per mare naviga chi è sulla terra giudica.

                                                                                                                                                                         Francesca Marra