Nazione, 12 dicembre 2011 - Hanno prima seguito il povero animale dalla collina di Porto Ercole, sul Monte Argentario. Da lì, incuranti della possibile presenza delle persone, hanno iniziato a sparare, finché il cinghiale, terrorizzato, si è gettato in mare, si legge in un comunicato della Geapress. Poteva salvarsi ma, comunicando tramite un cellulare, i cacciatori hanno attivato un barchino a motore dal quale, raggiunto l’animale, lo hanno poi centrato con un colpo di fucile sparato da distanza ravvicinata.

A denunciare il gravissimo accaduto è la LIPU, i cui attivisti erano proprio nei pressi, impegnati in una escursione ornitologica.

“Eravamo in tre con i binocoli e le macchine fotografiche vicino alla fortezza di Porto Ercole – commenta Marco, uno dei soci LIPU che ha assistito alla scena – Abbiamo sentito numerosi spari, poi abbiamo visto il cinghiale lanciarsi in mare e i cacciatori che attraverso un telefonino chiamavano un’altra persona che, successivamente, con una barca si è avvicinata alla costa”.

“Uno di essi – continua Marco – è salito a bordo con il fucile mentre il cinghiale, spaventato, nuotava nel mare cercando di allontanarsi. Ma la furia del cacciatore si è riversata sull’animale: uno, due e più colpi e la scena dell’animale sanguinante che viene issato a bordo. Qualcosa di raccapricciante. Abbiamo chiamato prima la Forestale e la Polizia Provinciale ma non avevano uomini da inviare. Poi è intervenuta una pattuglia dei Carabinieri”.

L’uso di natanti per l’attività di caccia è espressamente vietato dalla legge sulla caccia, anche se la LIPU evidenzia, giustamente, come il reato sia punito con un ammenda equivalente a quattro milioni delle vecchie lire. Una cifra ridicola che potrebbe essere ridotta di due terzi con la richiesta di oblazione. Reato estinto, nel caso, ivi compresa l’ancor più ridicola previsione di arresto fino a tre mesi. Per concretizzarsi una minima condanna con il carcere, occorre una previsione non inferiore ai quattro anni.

“Siamo di fronte ad un mal costume venatorio che non ha eguali” commenta Fulvio Mamone Capria, Presidente LIPU Birdlife Italia. La LIPU ha denunciato il tutto ai Carabinieri e si costituirà parte civile nel caso dovesse giungersi al processo. Secondo quanto riportato dalla stessa LIPU, l’identificazione dei bracconieri potrebbe ancora non essere avvenuta.