Perugia, 6 novembre 2011 - Il sacerdote perugino accusato di abusi sessuali è in Perù. E’ stato il prete che lo sostituisce, domenica scorsa, ad annunciare che si sarebbe preso un periodo di riposo e di riflessione. E che quindi per un po’ di tempo non avrebbe detto messa e condotto le attività parrocchiali. Il parroco sotto accusa ha quindi scelto «l’esilio», almeno per il momento. Distante da tutto e tutti, lontano dall’Italia, in una delle comunità che egli stesso ha fondato. E con il telefono cellulare spento. «Ha bisogno di stare lontano dal clamore di questa brutta storia», riferiscono alcuni dei suoi più stretti collaboratori che si dicono comunque «allibiti, increduli» di fronte a quello che viene raccontato in questi giorni nei suoi riguardi.

 

L’ACCUSA è pesante: abuso sessuale nei confronti di alcune persone (straniere e italiane) che venivano ospitate nelle strutture da lui coordinate. Extracomunitari (spesso clandestini) o anche tossicodipendenti che hanno raccontato di essere stati abusati e ricattati. «Non potevamo dire nulla — hanno detto alcuni di loro prima di rompere il silenzio — altrimenti ci avrebbe fatto tornare in carcere o fatto rispedire al nostro Paese d’origine». Affermazioni pesantissime sulla quali la Curia ha deciso di aprire un’indagine: il vescovo Gualtiero Bassetti, infatti, una decina di giorni fa (il 24 ottobre) ha istituito una commissione diocesana che dovrà far luce sui fatti. La stessa Curia perugina ricorda che si può testimoniare e raccontare i fatti facendo richiesta scritta e allegando una fotocopia del proprio documento d’identità e inviando il tutto a: Curia arcivescovile - Commissione diocesana d’indagine, Piazza IV Novembre, 6 – 06123 Perugia. Mentre si attende di conoscere chi saranno i componenti della commissione stessa, si sa che non ci sono tempi prestabiliti o scadenze. Si aspetterà, insomma, un tempo ragionevole per raccogliere materiale e testimonianze. E cercare quindi arrivare alla verità.

 

GIA’, LA VERITA’. E quella che chiedono i perugini. Soprattutto i parrocchiani del sacerdote, i suoi più stretti conoscenti, i suoi collaboratori, la gente che ne apprezza il lavoro sin qui fatto. «Siamo sorpresi — racconta Marta — increduli, esterrefatti. Non crediamo alle accuse che gli vengono mosse. Non è possibile. In questi anni ha ridato vita a una parrocchia che si era praticamente spenta. Non ci sono mai state voci nei suoi riguardi in questo senso. Però una cosa è certa: noi vogliamo la verità, vogliamo sapere se queste cose sono vere».
 

 

GLI ABUSATI intanto annunciano la prossima mossa. Domani, alcuni di loro, hanno un incontro fissato con un legale per preparare una denuncia-querela nei confronti del sacerdote perugino. Vogliono insomma che la magistratura chiarisca tutto. Al momento, lo ricordiamo, non risulta alcun fascicolo aperto in procura. Anche perchè si tratta di maggiorenni e in casi come questo si procede per querele di parte.