Firenze, 14 ottobre 2011 - «FONDATO TIMORE che la signora si stia preparando per allontanarsi dall’Italia con i figli, possibilmente in Russia». Lo scriveva al giudice Maria Lorena Papait, per conto del padre di quei quattro bambini, l’avvocato Elena Zazzeri. Era il 30 maggio. Il tribunale rispose con un assordante silenzio e, un mese dopo, si scoprì che quel silenzio era sicuramente meglio della relazione del consulente tecnico d’ufficio Armando Ceccarelli per il quale la madre 45enne avrebbe avuto «un quadro di personalità gravemente disturbato» e la sua relazione con i bambini era «a forte rischio psicopatogeno» a causa di atteggiamenti «che incidono pericolosamente sull’equilibrio psichico dei bambini». Nonostante questo, lo psicologo Ceccarelli non ritenne «utile diminuire l’attuale diritto di visita della madre né trasformarli in incontri protetti». L’«utile» risultato prodotto dalle decisioni del giudice Papait e dal suo coscienzioso consulente? Il 28 agosto, come previsto tre mesi prima ma ignorato dal tribunale, quei quattro bambini dai 5 ai 15 anni sono spariti da Firenze, sottratti dalla madre, e nessuno sa più dove siano. Forse in Russia, a San Pietroburgo, dove però il consolato statunitense (cui si è rivolto il padre, 49enne cittadino Usa come l’ex moglie, la quale però dal 2001 ha anche la cittadinanza russa) non è riuscito a trovarla.


E’ una storia incredibile che si snoda tra Firenze (dove tre dei quattro bambini sono nati, perché qui lavora da anni il padre), la Russia e gli Stati Uniti. Una storia esemplare di come la giustizia divori se stessa, di come l’intero sistema che si occupa di salute e sicurezza dei minori sia talvolta capace di simili passaggi a vuoto, di come bambini e genitori incolpevoli vengano triturati da «esperti» che non si rendono conto della responsabilità che hanno. E dei danni che possono fare.
In questa vicenda — su cui è stato presentato un esposto in procura degli avvocati Zazzeri ed Eriberto Rosso — rimane la disperazione di un padre e di una famiglia che aveva capito cosa stava per accadere, che l’aveva detto a chiare lettere, ma che nessuno ha voluto ascoltare. Anzi, si è fatto di peggio: si è ascoltato, si è capito che la madre era pericolosa, ma si è scelto scientemente di correre il rischio che quei bambini sparissero, rapiti, rifiutando un minimo quanto doveroso controllo di una donna alla quale quei quattro figli, come deciso dal tribunale, erano stati già tolti e affidati al padre. La madre era pericolosa: si legge nelle carte che aveva «un’azione patogena». E cosa si è fatto per proteggere quei bambini? Un bel niente. Anzi, alla signora è stata gentilmente concessa piena libertà di movimento. O, meglio, di rapimento.
Un altro problema è che da poco la Russia ha recepito la convenzione sulla sottrazione internazionale di minori, ma ancora non è applicabile perché mancano alcune firme italiane per la reciprocità e quindi la madre si farebbe scudo delle autorità locali. Ma il caso ha mille altri lati oscuri: dopo la sua fuga, il padre ha trovato 49 confezioni di Tavor che, a suo dire, sarebbero state somministrate al figlio più grande dalla madre per ridurlo in stato catatonico (due volte, infatti, ha ricorso al 118); ha trovato lettere in cui si parla di «strategia» contro di lui, più volte accusato di violenze (archiviate). I bambini infine sarebbero stati portati via con una fuga attraverso Venezia, Zagabria, Mosca e San Pietroburgo grazie all’iscrizione dei quattro sul passaporto russo della madre. Ma i bambini, dice il padre, non avrebbero mai preso la cittadinanza russa. Un intrigo internazionale cui va sommata l’aderenza della madre a un fondamentalismo religioso molto forte in Russia. «Io voglio solo che i miei figli stiano bene e tornino a casa», dice l’uomo. Ma qualcuno pagherà mai per quei bambini spariti, il cui rapimento era stato previsto tre mesi prima?